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sabato, febbraio 25, 2012

La regressione ipnotica e le sue implicazioni.



Il mio problema è sempre stato la veridicità di un esperienza come la regressione ad ipotetiche vite precedenti, e l’ho risolto focalizzando la mia attenzione su un’altra esperienza che si manifesta anche nelle menti più semplici, l’esperienza della complessità del DNA dell'uomo, e tutto ciò che porta in memoria dentro le sue spirali..

Il cervello umano è estremamente complesso ma nella maggior parte delle esperienze si misura con un intelligenza di tipo concreto, quella che accompagna le esperienze di un bambino nei primi 10/12 anni circa della sua vita per intenderci, non essendo implicato in relazioni complesse, e dovendo unicamente rispondere delle operazioni rutinarie legate all’esistenza. Ma nel nostro genoma, il DNA, ci sono risorse inaspettate ed inutilizzate, il genoma umano è per buona parte mascherato, solo una piccola porzione viene utilizzata per vivere, buona parte del suo potenziale è latente, nascosto.

La vita culturale nella quale siamo impegnati ci porta inevitabilmente a complessificarci, a dare risposte di adattamento sempre più complesse e, dunque, a cercare le risorse latenti.
Sicuramente alcune parti del DNA, sotto la ricerca della nostra mente intelligente, curiosa e pronta ad aiutarci, si slatentizzano.
Per chi conosce la teoria del sociologo Luhmann, ogni struttura semplice, individuo o società che sia, se posta vicino ad una struttura complessa tende a complessificarsi a sua volta. La nostra nostra vita intera è un continuo cercare e ricercare risorse per poter affrontare al meglio le esigenze della vita sempre più complessa.

Siamo figli delle stelle .... diceva una famosa canzone, più complessi di così, le nostre “nobili” origini reclamano voce, così non ci basta più, di saper che veniamo dalla terra, vogliamo di più, vogliamo una storia che possa spiegare, oltre che giustificare, le nostre “nobili” origini.

Credo in un nostro diritto, al di la di qualunque spiegazione, quello di pensare d’essere d’origini lontane, e fin qui il nostro DNA non può esser smentito, possediamo parti della struttura, all’interno del DNA stesso, che derivano da uomini e donne nati anche 10.000 anni prima di noi, e tendiamo a tradurre questo fatto innegabile ricercando il “parente nobile” del caso, come disse un famoso giornalista, il nostro destino, e lo facciamo richiamando in noi l’idea di storia. Ma oltre ad essere un diritto quello di pensare ad una storia di vita che ci ha preceduti, è una necessità, dal momento che nella memoria del nostro DNA ci stanno tantissime informazioni, è una necessità per la nostra mente utilizzarle.

C’ un aneddoto raccontato da Gregory Bateson nel suo libro Mente e Natura, Adhelfi 1979, che aiuta ad entrare nell’ordine di idee della complessità:

“Un uomo voleva sapere cos'è la mente, ma non nella natura, quanto nel suo personale, grosso computer. Così gli chiese (nel suo miglior linguaggio di programmazione, naturalmente): "Tu calcoli che sarai mai come un essere umano?". La macchina si mise subito al lavoro, analizzando la propria struttura intrinseca. Alla fine, come è costume di queste macchine, stampò la risposta su una striscia di carta. L'uomo si precipitò a prenderla e trovò, nero su bianco, le parole: QUESTO MI RICORDA UNA STORIA.”

Noi viviamo, pensiamo, capiamo, impariamo attraverso storie, abbiamo costante bisogno di andar oltre al caso, per spiegarci la nostra personale esperienza di vita, e tutto questo ci fa star bene, ci fa realizzare, ci fa sentire vivi, è fondamentale per l’esistenza stessa.
Ma non solo tutto ciò che portiamo nelle spirali del nostro DNA prima o poi si slatentizza manifestandosi, come un residuo viene trattenuto da un ghiacciaio per migliaia di anni per poi restituircelo integro, così tutto ciò che portiamo con noi nel nostro DNA prima o poi riemerge, come risorsa, qualità inaspettate, magari nel momento del bisogno, magari solo in una semplice esperienza in cui ci troviamo protagonisti di una regressione ad un ipotetica, o forse ad una reale vita precedente, e cominciamo a raccontare la nostra storia figlia di una lontana e complessa esperienza impressa da sempre nel nostro DNA.

martedì, febbraio 21, 2012

La nostra mente: un cervello ed un corpo.


La nostra idea di mente spesso non è precisa, una mente è un sistema complesso, qui ho provato a riportare il lavoro che in "Mente e Natura" Gregory Bateson fece, individuando sei criteri coi quali un sistema vivente può essere qualificato come una mente.

1) Innanzi tutto, il sistema mente, agisce su differenze, lavora sulla comparazione ed il confronto attraverso il suo apparato percettivo, utilizzando un processo cognitivo, l'intelligenza ipotetico deduttiva, attivando e mantenendo, al contempo, il nostro sistema di coscienza, di consapevolezza. Percepire attraverso la differenza è un modo particolare di percepire, il nostro sistema percettivo è fatto in questo modo, coglie le differenze.
2) In secondo luogo un sistema mente è formato da parti collegate da canali attraverso i quali vengono trasmesse le differenze, tutto il corpo ed il cervello costituiscono, assieme, un'unità che vive in altre unità superiori, ogni differenza vissuta attraverso il corpo è condivisa dal cervello e viceversa. Corpo e cervello son un tutt'uno indivisibile, la distinzione arbitraria la si è fatta nell'idea di semplificare e capirne il funzionamento, in verità il risultato ottenuto è stato un disastro, trattando il cervello ad un livello logico superiore rispetto al corpo si son generati molti paradossi. Corpo e cervello assieme costituiscono una mente indistinguibile, anche se è difficile pensare a qualcosa prescindendo dall'idea della sua iniziale conoscenza, leggendo Ia Laws of form di George Spencer Brown, ci si imbatte nella frase: "La nostra comprensione del|'universo non proviene dallo scoprire la sua apparenza presente, ma dal ricordarci come abbiamo fatto per produrlo". La comprensione della nostra "natura" passa attraverso una storia che non cancelliamo facilmente.
3) In terzo luogo, il sistema dispone di un’energia collaterale. Ora il nostro cervello è servito dal nostro corpo, non é possibile vivere di solo cervello se il corpo non lo nutre il cervello da solo non è autonomo. Naturalmente puoi portare un bicchiere d'acqua ad una persona impossibilitata a muoversi, ma non puoi farla bere, l'occasione del bere è fondamentale ma solo se la parte interessata ne sente la necessità berrà, ora però il cervello computa i pensieri, per poter computare il pensiero che vuole o non vuole una data cosa deve essere comunque alimentato. Il nostro corpo è fonte immanente di energia per il nostro cervello, senza la quale il cervello si fermerebbe, il cervello è alimentato al di la del deciderlo, è conseguenza dell'esistere essere alimentati alla vita, tutta la vita è immanente ad una fonte energetica collaterale, nulla è trascendente. Però un cervello può decidere come e se il corpo si alimenti, in tal modo il cervello è gerarchicamente ad un livello logico superiore rispetto al corpo, ma allo stesso tempo è un tutt'uno col corpo.
4) Nel quarto criterio il processo mentale «dipende da catene di determinazione circolari e più complesse» (Mente e Natura G. Bateson).
Queste catene fanno sì che il sistema sia auotocorrettivo nella direzione dell’equilibrio o dell’instabilità. Per lo più un sistema cerca l'omeostasi, evita i cambiamenti che potrebbero portare complicazioni e dispersioni, incoraggia l'economia, minimo sforzo massimo rendimento in modo da ottimizzare ed ingegnerizzare ogni azione, rifugge il dolore che potrebbe danneggiarlo, più che cercare il piacere e lo star bene. Per tutto il resto vige il principio stocastico, di determinazione per prova ed errore.
5) Il quinto criterio è che gli effetti della differenza devono essere considerate come trasformate (versioni codificate) della differenza che li ha preceduti. Questa è una conseguenza del fatto che la mappa non è il territorio, pertanto nella mente non si avrà mai un territorio, la cosa in sé, ma solo mappe di mappe. Il costruttivismo basa i suoi principi su questo fatto, ogni essere vivente non può prescindere da come è fatto per dire come è fatto, non può prescindere dalle sue mappe, noi conosciamo solo le nostre mappe, noi agiamo sulla base delle mappe che ci siamo costruiti, l'esperienza è la causa il mondo, la nostra mappa, ne è la conseguenza.
6) Infine, il sesto criterio è che la descrizione e la classificazione di questi processi di trasformazione, differenze di differenze, rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni, ad essi strettamente legati. Bateson si basa qui sulla teoria di A.N. Whitehead e B. Russell esposta nei Principia Matematica. La mente deve operare sulla base di livelli diversi, quando la discriminazione tra i livelli di comunicazione è distorta o confusa ne derivano patologie, come per il doppio vincolo, o doppio legame (double bind).
Quando due parti differenti, nella mente di una persona, lavorano per portare la decisione in direzioni opposte, l'individuo manifesta incoerenza che protratta nel tempo si può trasformare in blocco, incapacità a decidere, inerzia, demotivazione, abbandono.
« I refuse to belong to any club that would have me as a member. » Groucho Marx.
« Non vorrei mai far parte di un club che mi accetti fra i suoi membri. » Il paradosso di Groucho Marx ci fa comprendere il limite di operare a due livelli logici differenti, non regge, è un non senso, un non sequitur, una cosa che non ha continuità. Se vi dico che dovete ignorare quello che ho appena scritto, non è possibile farlo, il senso ed il significato organizzano la nostra vita, violare i livelli logici fa ridere, crea confusione, la vita è un continuo saltare tra i diversi livelli logici della vita. Non è possibile ignorare i livelli logici, ogni spazio pretende la sua logica, il suo senso, ma noi possiamo pensare, usiamo il mondo delle idee, le idee sono particolari, hanno la forza di elevarci al cielo o sprofondarci sotto terra, dobbiamo rispettare l'ordine del senso e del consenso, dobbiamo seguire le mappe del nostro mondo e renderci conto dei limiti e delle possibilità delle nostre mappe e della logica che le governa.


mercoledì, febbraio 08, 2012

Arte e cognizione. Marco Chisotti.


Son sempre stato attratto dalle persone anticonformiste, gli artisti spesso lo sono, anarchici, detentori di un pensiero divergente, mi piace annoverarmi tra loro immodestamente, pensare come loro, mi sento un poco artista dei pensieri, delle idee.
David Hockney artista inglese del 1936 in un intervista recente dice di unirsi alla destra per come sa esaltare la forza dell'individuo e si sente legato alla sinistra per come sa sollevare lo spirito collaborativo tra le persone, nell'ultima parte della sua vita è tornato alla natura, all'origine, ala sua ultima mostra si è presentato con un iPad sotto braccio, personalizzato con una cornice di legno, è una cosa bella dice, sarebbe piaciuto anche a Picasso, pure lui si circondava di tecnologia.
Saper prendere il meglio è lo spirito giusto, saper guardare le cose belle è saper vivere la vita.
L'arte ci aiuta a guardare il mondo, ma sopratutto ci aiuta a vederlo con occhi nuovi, la cultura filtra attraverso le opere spesso senza bisogno d'essere capita, i nostri stati d'animo si nutrono di cultura, spesso di semplici modi con cui punteggiare la vita, le esperienze.


Il segreto è non fermarsi all'apparenza, ma lasciarsi permeare da quella curiosa visione del mondo, da quello scorciò mai osservato prima, da quella differenza che fa la differenza.