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martedì, dicembre 31, 2013

Lettera aperta Scuola Di Ipnosi Costruttivista.

È mio desiderio, con questa lettera aperta a tutti voi che sostenete e realizzate direttamente o indirettamente la Scuola di Ipnosi Costruttivista, di cui sono responsabile, portarvi un messaggio che è anche per me un sentito augurio per il vostro futuro, consapevole di lavorare ed impegnarmi, grazie a voi, ad avvicinarmi sempre più a quell'equilibrio e saggezza verso la vita che tutti quanti auspichiamo.

In particolare mi rivolgo a tutti voi realmente interessati nelle relazioni d'aiuto, Counsellor, Ipnotisti, persone interessate ad aiutare chi ne ha bisogno.

Il mio augurio è che possiate essere equilibrati e saggi, che possiate cambiare le cose che possono esser cambiate e lasciar andare quelle che non potete cambiare, e che sappiate sempre distinguere le une dalle altre.

Vi auguro di vivere nel mondo reale, nella natura, nella realtà compresa e condivisa con gli altri, più che nel mondo artificiale dei concetti, delle idee, delle astrazioni, delle aspettative, delle credenze e degli stereotipi, che spesso si confondono col mondo reale, in modo da percepire le cose come stanno anziché i desideri, le speranze, le ansie, le teorie e le credenze degli altri o di quelle della cultura dominante.

Che possiate aumentare le vostre possibilità di scelta, che possiate accettarvi, ed accettare gli altri e la natura umana, con tutti i difetti che tale natura presenta, con tutte le differenze dall'immagine ideale che potreste esservi fatta, senza preoccuparvene troppo, e che siate quindi in grado di vivere a vostro agio anche con i difetti, le anomalie che spesso finiscono per essere percepiti, almeno nell'età matura, non come difetti, ma come caratteristiche delle persone.

Che possiate rimanere spontanei, semplici e naturali; spontanei nel vostro comportamento ed ancora più spontanei nella vostra vita interiore, nei vostri pensieri, nelle pulsioni, con un comportamento caratterizzato dalla semplicità, dalla naturalezza e dalla mancanza di artificiosità.

Che sappiate agire oltre che pensare, che non vi fermiate a contemplare ma vi rendiate capaci d'esser protagonisti della vostra vita.
 
Che siate interessati ai problemi che sono al di fuori di voi, non viviate in modo egocentrico, e differiate dagli insicuri che insistono ad essere introspettivi, a guardar dentro di se, ma che abbiate una missione nella vostra vita, uno scopo a cui dedicare le vostre energie.

Che sappiate stare in solitudine, in contatto con voi stessi, senza risentirne e senza annichilirvi, fino ad amare positivamente quella solitudine ed anche la vita appartata, molto più di quanto gli altri ne siano in grado.

Siate indipendenti dalla cultura e dall'ambiente dominanti, forti in modo da rendervi indipendenti dalla opinione delle altre persone ed anche dal loro affetto se serve, perché onori, prestigio sociale, ricompense, popolarità, ed anche l'amore che può arrivare dagli altri è meno importante del vostro sviluppo, del vostro equilibrio e della vostra crescita interiore.

Che sappiate sempre fare valutazioni nuove, apprezzando il nuovo, con freschezza ed ingenuità, come farebbe un bambino, apprezzando i beni fondamentali della vita, e mettendo in queste valutazioni rispetto, piacere, meraviglia, anche quando per gli altri le stesse cose possono sembrare poco interessanti.

Portate verso gli esseri umani un profondo sentimento di identificazione, di empatia ed affetto, nonostante i momenti occasionali di rabbia, di impazienza o difficoltà, vivendo verso di loro complicità, amore, identificazione, riducendo le barriere dell'identità più di quanto gli atri la ritengano possibile.

Realizzatevi mantenendovi cordiali con tutti a prescindere dalla classe, dalla cultura, dalle idee politiche, dalla razza o dal colore delle persone, anzi senza neppure accorgervi di queste differenze, che per le persone medie sono al contrario così evidenti ed importanti.

Distinguete tra i mezzi ed i fini e tra il bene ed il male, come se per voi fosse facile distinguere in modo chiaro e semplice i mezzi dai fini, guardando ai fini e non fissandovi sull'efficenza dei mezzi, in modo che non vi occorra farvi dire quali nozioni di giusto ed ingiusto, o di bene e di male siano corrette, dal momento che spesso son diverse da quelle convenzionali, potendo scegliere e sapendo decidere, in questo modo, della vostra vita.

Siate capaci di sviluppare umorismo ed ironia, anche considerando divertente quello che le persone ordinarie considerano divertente, ridendo di ciò che si ritiene inferiore, facendo dell'umorismo sulla realtà, ridendo degli esseri umani in generale, quando sono sciocchi, quando dimenticano il loro posto nell'universo, quando cercano di divenire grandi, mentre sono piccoli, anche con un umorismo auto riferito.

Siate creativi, originali, inventivi, e che crediate alla vostra creatività, o almeno alla creatività del vostro inconscio, resistendo all'inculturazione, magari senza essere persone bene adattate, in modo da non approvare la vostra cultura identificandovi completamente con essa, ma mantenendo un certo distacco dalla cultura in cui siete immersi, rimanendo liberi, capaci di critica e visione obbiettiva. 

Siate sempre più sensibili agli stati mentali ed alle loro potenzialità, cambiamento, consapevolezza, apprendimento, decisione, volontà, sappiate sempre più gestirli attraverso l'ipnosi, il mestiere più antico del mondo.

Siate capaci di immergervi nelle acque del dubbio, dell'inusuale, del diverso, perché li spesso si trovano l'equilibrio e la saggezza indispensabili al nostro vivere da Costruttivisti, la vera realtà è ciò che ancora dobbiamo conoscere.

Considerando che gli errori, le imperfezioni, le debolezze fanno parte della natura umana, e che vanità, orgoglio, freddezza, irritazione, ansia, rabbia sono spesso elementi con cui convivere, pur cercando di cambiare e migliorare, pur sapendo che non esistono esseri umani perfetti, ma individui caratterizzati da un grado più o meno elevato di equilibrio e di saggezza, vi auguro che possiate realizzarvi, che possiate trovare ciò che cercate, consapevoli che anche il riconoscere le nostre imperfezioni può essere annoverato tra le qualità che contraddistinguono le persone realizzate.
Con affetto Marco Chisotti.

lunedì, dicembre 23, 2013

Non c'è vita senza storia non c'è storia senza vita. Marco Chisotti.

"L'universo, o la realtà, nacque esattamente il giorno della nostra nascita, le due nascite avvennero allo stesso posto, nello stesso momento. C'é un mondo per ogni nascere, e il non nascere non ha nulla di personale, significa semplicemente che il mondo non c'è. Nascere senza trovare un mondo non è possibile, non si è mai visto un essere ritrovarsi senza mondo alla nascita, il che induce a credere che siamo noi stessi a portare la realtà che vi si trova, e che non rimarrà nulla di ciò che si conosce nel momento che ci allontaneremo da questa terra, come molti temono."

Non ricordo più come ero arrivato a scrivere, tanti anni fa, questo pensiero, come dicono in molti i mediocri imitano, i geni copiano rigorosamente, forse ho costruito questo pensiero prendendo qua è la, ora però lo sento un mio pensiero, le parole rimangono a chi le adotta, ci pensa, ci gioca.
La vita non è la realtà, la realtà è tutto quello che non si conosce, quello che si conosce nasconde la realtà, la rapisce portandola dentro questo o quel contenitore, con una bella etichetta, non è più la realtà, è qualcos'altro.
Viviamo nel senso comune condiviso, non nella realtà, ma la nostra vita porta con se un mondo, quello che conosciamo, quello in cui crediamo, so che è qui il mistero, il paradosso, il limite, so che son su questo confine e guardo sotto, così convinto di star sopra a punteggiare gli eventi, a punteggiare il mondo, chiamandolo il mio mondo.

Ma se ci portiamo il mondo appresso il mondo stesso se ne andrà quando c'è ne andremo, credo sia proprio così, nulla resiste a me, dopo di me il nulla, la vita finisce, il mondo si spegne.
Così penso vadano a finire le nostre speranze, le nostre illusioni, le nostre preghiere, la nostra gioia, il nostro dolore, tutto, tutto quanto.
Detto questo mi sento meglio, mi son preso tutta la responsabilità del caso, ora dovrei poter cominciare a vivere, libero dalle illusioni, cominciar a vivere, peccato che se voglio vivere mi tocca rientrare nelle illusioni, nelle preghiere, nella gioia, nel dolore, tutto quello da cui mi stavo allontanando, pensando di dovermene liberare.
Non posso liberarmi dall'inutile altrimenti non trovo più i confini dell'utile, del fondamentale.
Le emozioni sono imprecise, lacunose, incomplete, frammentate, ma son la nostra vita, le nostre speranze, i nostri credo, il nostro scopo, il nostro inizio e la nostra fine.
Son tutte storie quelle che ci raccontiamo, che crediamo, ma son storie che costruiscono la vita, senza le quali non ci innamoriamo, non ci stupiamo, non desideriamo.
Siamo così forti nel nostro mondo di idee che ciò che pensiamo è più forte di ciò che viviamo, decidiamo, scegliamo, crediamo, viviamo attraverso un modo di idee, forse viviamo per mantenere il mondo di idee che pensiamo.
Il paradigma della conoscenza della conoscenza è proprio qui ne son convinto, noi non possiamo prescindere da noi stessi per dire chi siamo, dove viviamo, come viviamo, non è possibile credere a qualcosa o a qualcuno uscendo dal mondo dove qualcuno dice che non è possibile credere a qualcosa o a qualcuno uscendo dal mondo dove qualcuno dice che non è possibile credere a qualcosa o a qualcuno uscendo dal mondo dove qualcuno dice che .....
Credo che a questo punto abbiate inteso il concetto di ricorsività infinita, c'è sempre qualcuno che dice e qualcun'altro che ascolta, in questa ricorsività di pensiero sento sta il limite della nostra vita, almeno per come la concepiamo.
Ultimamente mi ritornano in mente gli elementi semplici coi quali costruiamo le nostre storie, quelle storie che sono il nostro vivere, i segni, i simboli, il linguaggio, le relazioni, i legami, i collegamenti, ed i meccanismi causali, i ragionamenti, i pensieri, mi sembra proprio che ci sia tutto.
Le cose importanti sottendono i nostri processi decisionali, quello che credo mi guida, quello che penso vero è al centro del mio mondo, perché il mio mondo lo guardo coi miei occhi che l'hanno creato, non possiamo uscire da questo consenso, la struttura fisica e psichica che descrive il vivere la nostra vita è il credere stesso della vita, il nostro conoscere ed il nostro conoscerci.
Alla fine di tutto questo mio parlare e pensare, per alcuni giustamente una gran confusione, per altri un mordersi in modo circolare la coda, per altri ancora un pensare costruttivista, continuerò a credere alle storie, come alle favole, continuerò ad esser convinto che certezze e realtà son fatti, non pensieri o parole, che la realtà esiste, perché non posso uscire dal senso comune condiviso senza ritrovarmi eremita in questo mondo, come non posso uscire dalla forza di gravità, o non posso uscire da un mondo dove trovo acqua, aria, calore, sostanze per vivere.
Il processo del nostro vivere è sempre lo stesso, è un fatto, così siamo fatti, non può cambiare, il processo è la vita, ma la forma con cui diamo forma al processo, la storia che ci raccontiamo del vivere. La forma cambia costantemente, quello che non possiamo scindere è il legame stretto che forma, la nostra storia, e processo, il nostro vivere hanno tra loro, non si è mai visto una storia senza una vita o una vita senza una storia.
Se troverò la soluzione al mio pensare senza spegnere il pensiero stesso ve lo dirò, a quel punto son certo avremmo trovato la soluzione a molti nostri problemi esistenziali.
Vi lascio al vostro mondo, al pensiero che ve lo produce, al vostro raccontarvi la storia che produce il mondo che vi produce.

sabato, dicembre 21, 2013

Un glossario particolare a cura di Marco Chisotti.

Un glossario originale a cura di Marco Chisotti.

Sul significato delle parole si da retta di solito alla semantica, i dizionari riportano i significati più utilizzati dei lavori fatti con le parole, mi ha sempre affascinato il significato delle parole perché è il presupposto di ciò che vai dicendo, almeno dovrebbe esserlo, dal momento che tutti i significato son una ricerca ed un interpretazione, son anche una costruzione probabilmente. 

Il costruttivismo mi accompagna da anni ormai e mi ritrovo sempre al fianco dei pensatori più significativi della corrente di questa filosofia di vita.

Riporto qui semplicemente il glossario riportato da H. von Foerster, uno dei padri del costruttivismo, dal momento che ha ispirato in me molte considerazioni, deduzioni ed implicazioni interessanti voglio condividere con voi questa cosa.

Aggiungo che è utile considerare il costruttivismo un epistemologia, uno studio di come conosciamo, in quanto studia il modo in cui studiamo il modo, in cui studiamo il modo di conoscere, è uno studio dell'apprendimento al terzo livello. Considerate che il primo livello di apprendimento si interessa di logica lineare, la causa effetto.

Il secondo livello di apprendimento è il riconoscimento e l'uso di un metodo, lo studio della logica del contesto, la logica circolare, l'apprendere ad apprendere.

Il terzo livello di apprendimento è il pensiero creativo divergente, il cambio dei presupposti, l'elaborazione di un metodo, la logica costruttivista appunto.

Il mio consiglio è di lasciarvi pervadere da questi rinnovati significati cogliendone gli effetti, siamo intrisi di superstizioni, trovo il costruttivismo un rilevatore sostanzioso di comuni superstizioni, lo consigli proprio perché amo sempre indicare la strada della conoscenza, il principio estetico della vita, se vuoi conoscere devi agire, ed il principio etico, agisci sempre in modo da aumentare il numero di possibilità di scelta.

Ancora un consiglio per chi leggesse il glossario secondo H. von Foerster per la prima volta, ci saranno cose incomprensibili, o comunque complesse, l'errore più comune di fronte alla complessità è fermarsi perché non si capisce, meglio al contrario proseguire e trovare la cosa che si capisce, il livello di approfondimento lo si può trovare con una seconda più approfondita lettura.


Glossario secondo H. von Foerster


Adattamento = Quando uno stimolo non produce una sensazione.


Ambiente = Un'invenzione di colui che abita l'ambiente.


Amore = L'unico modo di vivere.


Apprendimento = Apprendere ad apprendere.


Autopoiesi = (Maturana) " Una rete di processi di produzione, trasformazione e distruzione di componenti che produce i componenti i quali:


1) attraverso le loro integrazioni rigenerano e realizzano la rete di processi (relazioni) che li ha prodotti; e 2) la costituiscono come un'unità concreta nello spazio in cui essi esistono specificando il dominio topologico della sua realizzazione in quanto ente ".


Autoriferimento = (Varela) L'infinito in guisa finita.


Auto-valori (stati-configurazioni-comportamenti, ecc.) = Rispetto a un determinato operatore, sono quei valori (stati-configurazioni-comportamenti ecc.) tali che, quando si applica ad essi quell'operatore, riottengono i medesimi valori (stati-configurazioni-comportamenti, ecc.). Per esempio la radice quadrata di 1 è 1, quindi 1 è l'autovalore dell'operazione: " fare la radice quadrata di ".


Cambiamento = Si produce quando una descrizione successiva differisce da quella precedente.


Caso = Sorge dall'incapacità di fare induzioni infallibili.


Cibernetica = (Norbert Wiener, 1949) Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina.


Cibernetica della cibernetica = Il controllo del controllo e l'informazione dell'informazione.


Cibernetica del primo ordine = La cibernetica dei sistemi osservati. 


Cibernetica del secondo ordine = La cibernetica dei sistemi che osservano. 


Cognizione = Computo del


Complessità = Quando si considera la brevità della descrizione di una configurazione come il grado di ordine in quella configurazione; il numero di passi necessari per computare quella descrizione è la complessità della configurazione.


Comprensione = Richiede la comprensione della comprensione.


Computo = Considerare delle cose assieme.


Conoscenza = Nasce quando si ignora l'ignoranza.


Contesto = L'intreccio dei fili in una stoffa di concetti.


Costruttivismo = Quando la nozione di ' scoperta ' è sostituita con quella di 'invenzione'.


Dialogo = Vedersi attraverso gli occhi di un altro.


Disordine = Se si percepisce poco o nessun ordine in un sistema la descrizione del sistema risulterà lunga.


Entropia = Una misura in ' bit ' dell'incertezza rispetto a un gioco del caso ai cui vari risultati sono associate probabilità note. Se tutti i risultati accadono con uguale probabilità, l'entropia del gioco è il logaritmo in base 2 del numero di risultati. Per esempio se il gioco è testa o croce con una moneta ' onestà ', l'entropia del gioco è log2(2) = 1 bit; se si gioca con 2 monete, il numero di risultati è 4 (TT, TC, CT, CC) e l'entropia è log2(4) = 2.


Epistemologia = La regola di trasformazione che genera il mondo dalle nostre esperienze.


Esperienza = La causa, il mondo è la conseguenza.


Etica = ' Come ' parlare; non si può parlare dell'etica senza fare del moralismo.


Feedback = Far si che l'output, la conseguenza, la risposta ecc., diventino parte dell'input, della causa, dello stimolo, ecc.


Gerarchia = Un meccanismo ingegnoso per delegare la propria responsabilità a qualcun altro.


Informazione = Lo scopo di un'indagine.


Libertà = Vedere nella foresta dei vincoli gli alberi delle scelte. Mancanza di vincoli.


Linguaggio = Quando un linguaggio parla del linguaggio.


Memoria = Un riferimento al proprio cammino nel divenire.


Metafora = Un congegno esplicativo che non contiene nozioni causali.


Mondo = È generato a partire dalle esperienze mediante la nostra epistemologia. La logica delle descrizioni.


Necessità = Sorge dalla capacità di fare deduzioni infallibili.


Oggettività = Credere che le proprietà dell'osservatore non entrino nelle descrizioni delle sue osservazioni.


Omeostato = Un'organizzazione di meccanismi che compensa i fallimenti di alcune sue parti che devono mantenere costanti certe variabili.


Ordine = Se si percepisce in un sistema, permette che la descrizione del sistema sia corta.


Osservatore = Colui che crea un universo, che fa una distinzione.


Paradosso = Ciò che mina la legittimazione dell'ortodosso.


Percezione = Il computo di descrizioni.


Potere = (Maturana) La conseguenza; la sottomissione è la causa.


Realtà = Una stampella comoda, ma superflua, che nasce attraverso il dialogo quando la forma apparente (denotativa) del linguaggio è scambiata per la sua funzione (connotativa).


Ricorsività = Fare di nuovo la medesima operazione.


Ridondanza = Il grasso nella carne delle descrizioni.


Scienza = L'arte di fare distinzioni.


Scopo = Una nostra invenzione per spiegare certe cose; una causa nel futuro. Lo scopo dello scopo è di evitare spiegazioni troppo ingombranti.


Sistemi = Quelle cose che desideri vedere collegate assieme.


Spiegazioni = Collegano semanticamente le descrizioni.


Tempo = (S. Agostino) Se non mi chiedi che cos'è lo so; se mi chiedi che cos'è non lo so.


Verità = L'invenzione di un bugiardo.


Spero vi siano rimaste alcune suggestioni, lasciate operare a livello intuitivo e di tanto in tanto riprendete il glossario per vedere il lavoro inconscio del vostro inconscio, potrete avere delle piacevoli sorprese, questo in quanto certe conoscenze trovo che allevino la "sofferenza" imposta da certe altre conoscenze, proprio perchè la conoscenza obbliga non possiamo esimerci dal ri - conoscere la nostra vita.




giovedì, dicembre 19, 2013

Senso consenso ed assenso. Marco Chisotti

"Non credo che s'invecchi. Credo che quello che capita abbastanza presto nella vita è che ad una certa età ci si fermi, ristagnando ...... Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta." Thomas Eliot.


Noto che le persone proiettano con gran facilità se stesse nel mondo esterno a loro, la proiezione più diffusa è nell'altro, il più vicino a noi in quel momento, così noto molti spunti personali in ciò che viviamo e in come viviamo.

Da giovani ci si ferma a prender respiro per poter riprendere presto il cammino, la meta sembra l'obiettivo più importante, un sentimento che ci angustia spesso, il bisogno d'arrivare, realizzare i nostri sogni, i desideri, la volontà.

Crescendo ci si ritrova a godere del viaggio, il momento più intenso in cui la vita e le esperienze coincidono, si vive nutrendosi delle esperienze, imparando dalle esperienze.

Invecchiando ci si ferma a contemplare il mondo e la sua frenetica attività, stanchi di trovarsi nella mischia, stanchi di non comprendere e non capire il perchè del perchè.

Meglio l'oblio, dimenticare di aver vissuto, pensato, agito, continuare ad esplorare quello che ci è vicino, quello che dovremmo conoscere, il tornar al punto di partenza e scoprir il posto per la prima volta.

Potrei dire di non saper come ritrovarsi in un posto e conoscerlo per la prima volta ma non è così, il mio lavoro con l'ipnosi mi ha insegnato che quest'esperienza è comune tra chi torna dallo stato di trance, come appena svegli alle volte uscendo da un sogno ci vuole un po' per orientarsi al presente, così cambiando lo stato mentale della nostra esperienza, in ipnosi, succede di tornar come bambini e conoscersi per la prima volta.

Lo stupore è l'esperienza più bella per occupare la mente, il momento migliore in cui la mente si occupa di qualcosa è non si pre-occupa, un momento presente, il qui ed ora dello stato di trance,  in cui si scopre un mondo per la prima volta.

Continuo a sostenere che la vita è uno stato mentale, la mia esperienza è tale, il mio esserci o non esserci è uno stato mentale, un gioco particolare in cui provo sensazioni e le intreccio nei miei pensieri, parole, simboli, legandoli tra loro e dando un senso ed un significato al vivere, nella gioia, nel dolore, nello stupore, attraverso le relazioni che cerco, che creo, che incontro, che mantengo. 

Mi appare tutto molto semplice qui davanti a queste parole, tutto è lineare, ma la storia che ci raccontiamo non è la stessa cosa, neppure la storia che subiamo non è la stessa cosa.

Ormai ho compreso la maggior superstizione umana, è proprio il meccanismo causale, il perchè, dice bene Wittgenstein, nella scienza medica si chiama diagnosi, importante tassello della cura, spesso innegabile tassello della chimica degli elementi, nel mondo degli oggetti e delle forze è senz'altro un metodo significativo di ristabilire l'ordine della vita, fuori dall'ordine vitale la vita vien meno.

Il nostro mondo fisico è ingombrante e si presta facilmente e divenire il modello con cui trattare il mondo delle idee, allo stesso modo degli oggetti e delle forze fisiche cerchiamo di trattare il mondo delle idee, il risultato è devastante.

Le idee non sono fisiche anche se governano le regole della fisica, le idee non sono in un luogo o in un tempo, posso essere in ogni luogo ed in ogni tempo, noi sostanzialmente pensiamo che il mondo interno della nostra mente sia finito e definito, almeno questo è ciò che pensa la nostra mente cognitiva, ecco la ragione dello stupore ogni volta che le regole logiche non si applicano al meccanismo causale del mondo delle idee intuitive, ecco lo spazio della magia, del metafisico.

Credo che non possiamo prescindere dall'esser sorpresi di noi stessi, almeno quando invece di proiettarci nel mondo che consideriamo reale attorno a noi, entriamo dentro il mondo che crea le idee, il senso ed il significato, il mondo interiore.

Nessuno può dire cosa sia ne come sia questo nostro mondo interiore, quello che è appurabile è che non esistono due mondi interiori uguali, ogni mondo inconscio, così è definibile un mondo che non si può conoscere, si può solo esperire, ogni mondo inconscio è unico ed irreplicabile.

Ecco dunque lo stupore dellipnotista nell'incontrare la storia, che si declina durante l'esperienza ipnotica, del mondo interiore della persona, un mondo fantastico che va però organizzato, un pezzo fantastico di puro marmo senza forma, che attende d'esser scolpito, dove però lo scultore è la persona protagonista dell'esperienza ipnotica, mentre l'ipnotista è semplicemente spettatore di tutto quanto, noi perturbiamo un sistema complesso e rimaniamo ad osservarne il cambiamento.

Tutte le volte che scrivo i miei pensieri apro una finestra su quel mondo che mi stupisce, mi coinvolge mi emoziona, sia che sia il mio mondo inconscio o l'inconscio di qualcun'altro.

Credo che non si invecchi nella vita, semplicemente ci si ferma, ed "alle volte", aggiungo io, si ristagna, solo riaprendo il dialogo con il proprio inconscio ci si permette di riprendere l'esplorazione, si ritorni a vivere le sensazioni e le emozioni che la vita ci riserva, ci si senta nella propria identità e magicamente ci si ritrovi al punto di partenza e la si conosca per la prima volta.


martedì, dicembre 10, 2013

Lo spessore delle cose. Marco Chisotti.

Lo spessore delle cose. Marco Chisotti

Le cose che mi circondano sono cambiate nel tempo, l'ordine con cui uso le cose, l'importanza che do alle cose, il valore, un tempo ricordo le cose dovevano durare e ci si affezionava per questo ad esse, i vestiti ricordo erano fatti per durare, si sentiva la consistenza degli oggetti.
Oggi mi accorgo che mi affeziono sempre meno alle cose, cambio con facilità ogni genere mi posso permettere, le scelte sono funzionali e non più durature, tutto sembra più astratto d'un tempo, l'ordine con cui mi oriento ad usare le cose è per me spesso casuale, non bado a preservare gli oggetti, non fanno in tempo a logorarsi che vengon cambiati.
Lo spessore degli oggetti è così cambiato, e con essi son cambiate le abitudini, gli interessi, le attenzioni, non bado più a molte delle cose di cui mi circondavo, l'orologio, il braccialetto, la catenina, non porto più nulla addosso, al loro posto mi ritrovo ad aver sempre con me il cellulare, sottile, leggero, il portamonete ingombrante pieno di cose che potrebbero servire, documenti, tessere, oggetti di basso spessore e di grande valore, oggetti sottili, quasi impalpabili, che ti rendono riconoscibile, che parlano di te, che dicono chi sei, come devi essere considerato.
Mi muovo attraverso le cose che cambiano, mi muovo costantemente facendo molta strada avanti ed indietro, vivo tra  notizie continue che mi seguono, mi accompagnano ed alle volte mi precedono, tutte cose con spessore differente, cose più importanti, cose meno importanti.
Mi accorgo alle volte che come le cose così anche le persone rientrano in spessori differenti, a seconda delle circostanze, delle situazioni, dei momenti, dei periodi, le persone, come le cose, son cambiate nel tempo, per come le vedo le sento, le vivo.
Così cambiano i legami con le cose nel tempo quello che oggi ti lega e che senti importante, domani finisce nel sotto scala, nel ripostiglio, sul balcone, in garage, lo dismetti, lo dimentichi, lo cambi. Alle volte le cose si perdono, spariscono, ci si dimentica d'averle, se ne fa a meno, le cose passano, noi come le cose per gli altri passiamo, ci perdiamo, ci dimentichiamo, spariamo.
Credo che la nostra percezione delle cose, del loro spessore, della loro presenza nella nostra vita, sia simile nel tempo alla nostra percezione delle persone, le relazioni cambiano, le abitudini cambiano, cambiano le nostre percezioni, come cambiano le idee, i pensieri, qualcuno rimane, altri spariscono e se non ci viene rammentato, o non c'è più l'occasione di tenersi in contatto ci si perde, non ci si riconosce più, ciò che non è sotto i nostri occhi difficilmente ci rimane in mente, difficilmente lo incontriamo, lo frequentiamo. 
È normale che le cose cambino spessore e noi con loro, è normale che certe cose non ci siano più, perché le cose alle volte si consumano, altre volte si sostituiscono, alle volte si perdono, spesso si dimenticano.
Le persone come le cose invecchiano, son sostituite, cambiate, non ci si trova più con loro, non ci si vede più con quel vestito, con quelle scarpe, con quelle persone, si cambia, ci si trasforma ed il resto, gli altri, si allontanano, non fan più parte delle cose che riconosciamo, delle persone che utilizziamo, che ci circondano.
Altre volte le cose scompaiono, o son dimenticate, alle volte son riesumate, le cose come le persone, noi loro, tutti, nessuno. 
Ora andrò a chiudere la giornata che si è consumate tra le cose e le persone, alcune vicine altre lontane, e come ogni momento in cui sento di esistere andrò a cercare quello che mi son perduto ed a dimenticare quello che non posso più pensare.


lunedì, dicembre 09, 2013

Umano troppo umano. Marco Chisotti.

Umano ...... troppo umano.

"Si sbaglierà di rado se si ricondurranno le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura." Friedrich Nietzsche.

Un pensiero per spiriti liberi, per quelle persone che pensano che l'amore debba venire prima della verità.
Ho scoperto tante volte di non esser capace di proferire giudizi con disinvoltura e non riuscivo a capirne il motivo poi pensandoci bene e confrontandomi col pensiero di chi ha saputo fare filosofia, e non semplicemente storia della filosofia, son venuto a capo di questo mio limite, io antepongo l'amore alla ragione, culla della verità, antepongo il rispetto dell'altro al suo "peso".
È troppo facile giudicare, troppo semplice fare il giudice dimenticando d'esser fatti per l'amore, magari nati da un gesto d'amore, un qualcosa che se anche non ha un senso assoluto per me è fonte di vita, l'amore per una rosa fa di quella rosa la mia rosa, il mio amore per te fa di te il mio amore, se vivo anteponendo l'amore alla ragione allora antepongo il soggetto o l'oggetto del mio amore alla ragione/verità stessa.
Nietzsche scrisse "Umano troppo umano" ed il titolo della sua opera mi è rimasto nel pensiero, sto notando che nel mio pensiero si intrecciano sempre e solo più le cose o le persone che amo, con gran difficoltà a farle uscire, una volta custodite dal mio pensiero.
In molte persone noto la facilità d'anteporre la ragione al sentimento d'amore, credo che l'uomo andrebbe accettato nel suo libero arbitrio perché è uomo e come tale accetta di stare alle regole umane, la libertà d'essere tutti uguali, tutti ugualmente meritevoli d'esser su questa terra, di svolgere la propria vita nel rispetto di coloro che hanno i nostri stessi meriti.
Mi son subito accorto dell'impossibilità a continuare un discorso d'amore siffatto, è bene che torno tra i confini del mio seminato, l'identità uomo e la sua libertà d'essere e di vivere, aumentare alle persone le loro possibilità di scelta ed insegnargli ad agire per conoscere e vivere meglio, come conseguenza.
Mi piace pensar d'essere un po' filosofo, cedendo volentieri il mio "essere psicologico", credo che la psicologia, come la filosofia debbano essere di tutti e non di una categoria professionale, nella vita bisogna avere la capacità di scegliere segni e simboli e lasciarci guidare da valori, credenze che sappiamo essere giusti per noi, si deve vivere con consapevolezza, attraverso le sensazioni e le emozioni, in relazione con noi stessi, con gli altri e col nostro inconscio, attraverso un dialogo costruttivo e vitale.
Esistono almeno 4 forme di libertà la libertà fisica, senza catene, la libertà psicologica, poter scegliere e decidere, la libertà di idee e di pensieri, e queste prime tre sono le libertà di valori, poi esiste la libertà metafisica, la libertà come assenza di determinismo, questa ultima libertà metafisica riguarda la volontà umana, posso vedere che in ogni esperienza umana c'è un insieme di ragioni positive e un insieme di ragioni negative, il nostro intelletto mostra alla nostra volontà un motivo positivo e noi ci muoviamo, scatta un atto di volontà, il nostro intelletto è guidato dalla volontà, il desiderio, la nostra volontà aderisce al bene, se voglio una cosa la mia volontà chiede solo un buon motivo per poter fare la cosa desiderata.
La libertà metafisica rappresenta il momento in cui puoi scegliere e decidere, non sei vincolato, sei libero di scegliere, io dico alla mia volontà ciò che desidero. Ma la condizione di libero arbitrio, tale è la libertà metafisica è disgraziata perché niente e nessuno può lasciarmi tranquillo, devo sempre scegliere e decidere, ogni scelta mi condiziona, è il nostro tormento esser liberi, perché si è liberi di dover continuamente scegliere e decidere nella vita, noi possiamo esser angeli o demoni, ma non possiamo non decidere d'essere o angeli o demoni, abbiamo la responsabilità della nostra vita, la vita dell'essere.
Quando entro nel mondo della filosofia mi accorgo che è necessario responsabilizzarsi, questo da un lato è bello ed importante, son orgoglioso di prendermi la responsabilità del mio vivere, dall'altro lato mi incontro con la mia umanità, coi dubbi, le incertezze, i desideri, i bisogni, ed il mondo semplice ed innocente che ho lasciato, prendendo la strada del libero arbitrio, sparisce per sempre.
Vi lascio al vostro amore come sentimento barcamenante tra l'io e l'altro, vi lascio immaginare ciò che desiderate, vivere quello che volete, sentire ciò che riuscite a distinguere dal tutto, un tutto inimmaginabile, invivibile, indistinguibile, vi lascio al vostro "io" libero.


giovedì, novembre 21, 2013

la bugia nell sua funzione.

Dimmi a chi menti e ti dirò chi sei

Raccontare bugie è un’arte, si dice. Ma è anche un gesto che rivela molto di te e della tua personalità. Ecco come interpretare le tue frottole più frequenti di Barbara Gabbrielli con la consulenza di Francesco Aquilar, psicoterapeuta cognitivista; Consuelo Casula, psicoterapeuta esperta in Pnl; Marco Chisotti, psicoterapeuta relazionale sistemico. “I bambini buoni non dicono le bugie”. Impari subito, fin da piccola, che raccontare frottole è divertente, ma sbagliato. Mentire, infatti, significa non dire la verità, ingannare. Talvolta a fin di bene, più spesso per proteggerti da ciò che non desideri o che ti spaventa. Ma questa è una visione un po’ limitata della questione. In realtà, il senso della bugia ha a che fare con la tua identità e con i suoi costanti cambiamenti. Tra qualche settimana arriverà in Italia un saggio dell’inglese Ian Leslie, pubblicato da Bollati Boringhieri, che s’intitola “Bugiardi nati” sostiene che mentire è fondamentale per determinare ciò che sei. Anche tra gli psicologi italiani c’è chi la pensa così: la frottola è uno strumento per svelare quello che non sei, ma che vorresti essere. Ed è anche un modo per tenere segreti stati d’animo e desideri che non sei pronta a condividere con gli altri. La bugia, dunque, è assolta. Il problema, semmai, è riuscire a fermarti in tempo, prima che diventi ingestibile e rovini le tue relazioni. A chi menti più frequentemente? Riflettici, scoprirai qualcosa in più su di te.

Ai genitori

Abbellire la realtà con qualche balla è una tappa normale della crescita, ma se menti ai tuoi genitori anche da adulta forse ti senti oppressa dal rapporto che hai con loro. Probabilmente, da ragazza, hai vissuto la menzogna come l’unica via di fuga da una famiglia possessiva che si opponeva al tuo desiderio di emancipazione. Raccontare che andavi a dormire dall’amica mentre passavi la notte dal fidanzato ti ha aiutata a fare le tue esperienze. Ma se da adulta ancora non ti senti libera nelle tue azioni, forse non hai fatto pace con il passato e dovresti rivedere il rapporto con i tuoi genitori.

Al partner

È nella coppia che si registra il maggior numero di “sfumature” di bugie. Si va dal semplice tenersi sul vago (gli racconti che sei uscita con le amiche, evitando di dire esattamente con chi), alle omissioni finalizzate a evitare sicure discussioni (hai rivisto il tuo ex, che ormai è un amico, ma non lo dici a lui perché sai che ne è ancora geloso), fino ad arrivare all’inganno (il più classico: hai un amante). Forse il tuo compagno vuole controllarti e tu senti il bisogno di ricavarti piccoli spazi di libertà. O, magari, hai paura di non essere amata abbastanza o di essere abbandonata, non riesci a fidarti completamente del tuo compagno e ti “proteggi” con le bugie. Devi interrogarti su quale vantaggio vuoi ottenere con le menzogne. Fai questo esercizio: confessa al tuo compagno una piccola bugia per vedere che cosa accade.

Ai colleghi

Sul lavoro, la nostra identità reale si scontra con quella immaginaria. Ci sono i casi estremi di chi si spaccia per medico senza essersi mai laureato. Più in generale, è facile cadere nella tentazione di “vendersi” per quelle che non si è: più brave, più preparate, più esperte. Il rischio in questi casi è di essere scoperte e, di conseguenza, rimanere isolate, prive di rapporti interpersonali che potrebbero invece aiutarci professionalmente.

Alla suocera

Consideri la mamma di tuo marito una rompiscatole. E chissà quanta volte, per non vederla, le hai raccontato che avevi un impegno inderogabile o una commissione urgente. Dietro le bugie che dici alla suocera, di solito ci sono piccoli e granili rancori e sicuramente molta competizione. Prova a sostituire la balla con la negoziazione per ottenere quello che vuoi, concedile in cambio qualcosa a cui sai che tiene moltissimo.

giovedì, novembre 07, 2013

L'identità un fatto di coerenza interna

L’identità un fatto di coerenza interna!

Marco Chisotti.

Parlare, pensare, agire, “essere o non essere” ecco il problema, se è meglio patire, fuggire o affrontare il nostro bisogno di essere, parlando, agendo, pensando, questo è il dilemma. La nostra identitá è un problema di coerenza, di logica coerente, non esistiamo se non ci manteniamo nell’idea di noi stessi, ma per poterci affermare ci dobbiamo confrontare, con noi stessi, attraverso il dialogo interno, o con gli altri attraverso la comparazione, attraverso uguaglianze e differenze. Quando sono, quando esisto, non posso avere continuativamente consapevolezza di me stesso, sono me stesso nelle azioni, nelle parole, nei pensieri, la percezione e la coscienza di noi stessi è un esperienza complessa che va esaminata con cura. È abbastanza facile considerare quanto l’identità delle persone dipenda dalla cultura in cui si è cresciuti ed in cui si è vissuti, è facile comprendere quanto differenti culture abbiano differenti identitá di riferimento. Quindi l’identità per cui nasciamo, cresciamo, viviamo e moriamo è un esperienza di idee, pensieri, condivisioni, appartenenze, convinzioni, valori, bisogni, desideri, volontà, ma non è meno neppure di intuizioni, combinazioni, casualità, un mix di caso e necessità. La complessità in cui ci troviamo a vivere condiziona fortemente il nostro mondo interno, si impara a vivere ma l’apprendimento avviene in un mondo di idee e pensieri che ci portano a vivere ed a morire per un ideale, non essendoci la realtà ma tante possibili realtà quante sono le intenzioni, allora il mondo reale si plasma attraverso le idee di molti, prigionieri della loro identità, della loro coerenza interna, che assieme si trovano a mediare e negoziare una comune e condivisa sopravvivenza. È straordinario quanto siamo necessitati di essere, quanto siamo gratificati di essere in un certo modo, appagati continuamente nella nostra coerenza, dall’idea della nostra identità. Allo stesso modo son divertito dalle descrizioni che diamo delle persone, egoista, generoso, altruista, razionale, emotivo, simpatico, antipatico, un mondo di impressioni che partono da presupposti spesso impliciti, della nostra coerenza interna, quello che crediamo, pensiamo, quello di cui siamo convinti. Noi siamo i nostri presupposti, ci nutriamo di verità perchè senza di quella perdiamo i nostri presupposti, qualcosa che deve esser vero per quel che viviamo abbia un senso ed un fine, e senza un senso e senza un fine la vita stessa non esiste. Siamo necessitati ad esistere perché esistiamo nel senso che creiamo attorno a noi, dentro di noi, siamo necessitati a gioire, patire, godere, temere, siamo immersi in un mondo di emozioni, solo nella nostra identità possiamo esistere, e solo in un sistema coerente possiamo misurare le nostre emozioni. Mi sto accorgendo che giro intorno al problema, infatti il problema non è “essere o non essere”, dal momento che non si può non essere, non esistere, si esiste sempre, quello che rimane è come esistere, alla fine siamo un sistema coerente e complesso, un sistema che fa riferimento semplicemente a se stesso, ma per farlo usa una metafora, il mondo esterno, col quale giustificare e comprendere il mondo interno, quel mondo che chiamiamo inconscio. Amiamo il mondo per quanto lo contempliamo dentro di noi, amiamo e viviamo il mondo attraverso la nostra identità, attraverso un mondo coerente di riferimento. Ma attraverso l’identità il nostro inconscio acquisisce “civiltà”, si accorda con le altre identità sottese ad altri mondi inconsci, dall’esterno noi osserviamo un mondo coerente, sotto le spoglie dell’identità esiste un mondo complesso, che definiamo inconscio, e che racchiude il mondo possibile nel quale ci troviamo a vivere. Ogni tanto penso che abbiamo tutti bisogno di tornare nel porto la sera o quando il tempo peggiora, la nostra identità è un luogo protetto in cui rifugiarci e ritrovarci. Senza un identità non siamo, nella semplicità di un nome e di un idea di persona noi abbiamo un punto di riferimento attorno al quale tutte le nostre percezioni si vanno ad affermare, e attraverso un sistema di coerenze noi valutiamo, elaboriamo, decidiamo della nostra vita. Il mare della vita è vasto ed insidioso, sicuramente complesso, la nostra intelligenza intuitiva gestisce e coordina la complessità nell’ambito del possibile, mentre la nostra intelligenza cognitiva medita e gestisce la nostra identità, il nostro porto dove ritrovarci e rifugiarsi. Alla fine noi abbiamo una idea di noi stessi, nella quale ci identifichiamo, ed abbiamo un idea del mondo col quale dobbiamo confrontarci e misurarci, trovando una strada viabile. Per concludere vorrei semplicemente dire che il vivere è un atto di coscienza, e consapevolezza, che avviene attraverso un esperienza di coerenza interiore, che noi percepiamo come un atto di volontà, di conoscenza, guidiamo la nostra vita mantenendo una coerenza con l’idea di noi stessi e con la realtà in cui ci orientiamo, i nostri sensi però si modificano rispetto all’esperienza di identità in cui ci troviamo e che descriviamo, noi cambiamo nelle esperienze in cui ci identifichiamo e cambiando cambia il modo con cui ci percepiamo, cambiano i nostri sensi. Dove possiamo ritrovare un senso, un fine, dove possiamo soddisfare il nostro bisogno di perchè, solo appoggiandoci ad un’identità, se sono, esisto allora intorno a me me esiste l’altro, esiste un mondo in cui trovarci e ritrovarci. Oltre ad un senso di realtá esiste anche un tempo che ci aiuta a comprendere il cambiamento durante tutto il corso del nostro vivere, siamo ora e cambiando nel tempo ci percepiamo e manteniamo memoria di noi è dell’esperienza della vita. Alla fine siamo una storia perché ci entriamo da protagonisti, e dopo la seguiamo come riferimento, ma siamo anche obbligati dalla storia che ci raccontiamo, la conoscenza obbliga e la nostra coerenza ci obbliga ad essere, a vivere la nostra identità, l’identità è un fatto di coerenze.

mercoledì, ottobre 30, 2013

La natura dell'Ipnosi. Marco Chisotti.

Parlare di natura della nuova ipnosi, vuol dire parlare di una concezione naturalistica dello stato della trance, non esiste più l'ipnotista come persona autoritaria e carismatica che applica artificialmente procedure ritualistiche come tecniche e pratiche esoteriche, ma si tratta di un esperienza che si impegna soprattutto a riconoscere e rispettare le caratteristiche della persona, e la sua naturale esperienza di immaginario, pensiero, sogno. 

L'individuo che va in trance non assume un ruolo passivo e sottomesso, ma diviene protagonista del processo ipnotico di cui prende parte. La trance è sopratutto un'esperienza relazionale, che si sviluppa in modo naturale ed assolutamente fisiologico, un esperienza che ci accompagna quotidianamente nei nostri ritmi ultradiani, piuttosto che un momento unico e vissuto come straordinario.

La natura della trance ipnotica ci rende capaci di mobilitare ed utilizzare capacità e risorse che a prima vista sembravano inaccessibili, ma che opportunamente segnalate alla persona, divengono accessibili ed usufruibili.

Prima di tutto la persona che lavora con noi, che ci interessiamo di relazioni d'aiuto, deve convincersi delle sue risorse, deve arrivare a credere nelle qualità che emergono, mano a mano che l'operatore, o meglio il facilitatore della relazione in atto, da l'aiuto necessario a che vengano riconosciute qualità e risorse presenti nella propria esperienza di vita.

È durante la fase di ascolto, nel racconto della storia della persona che si incontrano le risorse utilizzate dalla persona sia attraverso il suo pensiero intuitivo, il pensiero inconscio, rapido ed immediato, detto anche pensiero 1, sia attraverso il suo pensiero cognitivo, il pensiero conscio di tipo razionale, lento, meditativo, riflessivo e consapevole, detto pensiero 2.

Molte esperienze sono affrontate a livello intuitivo e risolte li per li, senza l'uso della consapevolezza, ma la complessità della vita è tale che non tutto è risolvibile a livello inconscio, quando subentrano errori, o la situazione risulta intricata e nuova, e di difficile adattamento, l'approccio cambia, il nostro cervello, abituato in genere per economia a risolvere tutto a livello intuitivo, rallenta o si ferma del tutto, a quel punto comincia ad operare la nostra intelligenza cognitiva, ed il processo cambia apportando tutto un esame minuzioso della situazione presa in esame, che fino a quel momento non era sta ne analizzata, ne portata a livello di consapevolezza.

Quando il processo cognitivo di tipo 2 porta soluzioni l'esperienza analitica viene abbandonata e si ritorna naturalmente al processo intuitivo inconscio, rapido ed efficace, il pensiero di tipo 1, che non chiede consapevolezza, attenzione particolare, permettendo anche di fare più cose contemporaneamente.

Nel caso il processo cognitivo non generi soluzioni, ecco giungere l'utilità dello stato di trance, o dislocamento, e la sua natura intuitiva, la possibilitá per la persona di recuperare il processo intuitivo inconscio, che soggiorna nel pensiero indifferenziato, attraverso un trasferimento in un altro stato mentale, operazione che però non avviene in automatico, se non raramente, che favorisce una ricerca indifferenziata dell'intelligenza attraverso il mondo interiore, ricordi, esperienze passate, ed analizzando in dettaglio il mondo esterno. 

Il pensiero indifferenziato è quel pensiero che abbiamo fin da bambini che lavora con poche cose alla volta da ordinare, partendo da specifici momenti di pensiero cognitivo.

Attraverso la narrazione, la descrizione di un esperienza, l'elaborazione di vissuti, il trasferimento dei pensieri consci in sensazioni corporee inconscie, la persona, favorita dall'operatore Ipnotista, viene portata a dissociare il proprio mondo conscio dal suo mondo inconscio, attraverso un dialogo interno vero e proprio, in parte guidato dall'ipnosi, in aperte seguendo il modo naturale di processare il pensiero, si va ad esare il ruolo dell'inconscio, nelle figure dell'assistente che ci aiuta nelle nostre attività, dell'angelo custode che ci protegge, dello spirito guida che ci orienta nelle scelte.

Tutto questo lavoro porta a  costruire nuove implicazioni causali, a livello simbolico come a livello concreto, entrando ed uscendo dallo stato di trance, si favorisce il processo di trance, portandolo ad un vero e proprio trasferimento a livelli mentali differenti della nostra esperienza, con particolari focalizzazioni che ci spostano nel tempo e nello spazio, intensificando o desensibilizzando le sensazioni attribuite ai diversi momenti, in questo modo tutte le risorse risultano credibili alla persona, e dunque disponibili favorendo totalmente la creatività riorganizzativa della mappa del reale.

Portandoci in stato di trance o essendoci guidati, attiviamo quel potenziale mentale in cui solo alcune parti del nostro cervello sono occupate ad affrontare l'esperienza del mondo circostante, mentre di solito nello stato di veglia tutte le parti del cervello son impegnate in una dettagliata organizzazione del reale, in tal modo ci si concentra con semplicità solo su alcuni aspetti della vita interiore, producendo, attraverso la relazione ipnotica con il facilitatore, l'ipnotista, nuovi meccanismi causali tra i simboli percettivi presi in esame.

Il risultato è una semplificazione che porta ad un processo creativo nuovo, una vera e propria risignificazione simbolica, con nuovi legami causali ed una nuova organizzazione simbolista della nostra mappa del reale, una nuova storia che ci raccontiamo, e di cui siamo protagonisti, con nuovi presupposti, e l'origine di nuove cause, da cui si generano differenti effetti a cui far fronte.

La cosa interessante è che durante tale processo di apprendimento, il percorso di risignificazione simbolica dell'immaginario della persona, favorito, ed alle volte reso unicamente possibile dallo stato di trance ipnotica, non ci si ferma a riqualificare la nostra mappa cognitiva, il pensiero intuitivo inconscio 1, ed il pensiero cognitivo razionale 2, cambiandone semplicemente i processi causali e consequenziali, attraverso il lavoro sulle mappe significative simboliche.

Il processo di apprendimento va sostanzialmente a modificare il nostro cervello rimodellandolo, modificandone le connessioni, lavorando sul processo di trasformazione psicosomatica, fino ad arrivare a riconfigurare la nostra natura percettiva, i nostri sensi, in questo la nostra mente è un elaboratore di terz'ordine in grado di processare il processore stesso da cui prendono origine le nostre elaborazioni, andando a modificare la stessa identità.

La conoscenza, esperienza in parte conscia ed in parte inconscia ci obbliga, nella misura in cui agisce sull'intelligenza, ad organizzare la nostra esperienza, rendendoci viabili, adattabili, al mondo che cambia.

La nostra capacitá di trasferire il conscio nell'inconscio e viceversa, con l'esperienza della trance nei diversi stati mentali, soddisfa la nostra necessità di risolvere i problemi che ostacolano la nostra viabilitá, ma al contempo ci impone un unica esperienza identificativa di riferimento, l'identità, che ci impegna in un unico ruolo di riferimento, ma che ci rende protagonisti, attraverso un rigido insieme di presupposti, le convinzioni, dell'equilibrio dell'identità stessa.

Viviamo la nostra vita in un bisogno continuo di coerenza interna, accettando o meno che possano entrare in noi nuove idee e pensieri, mantenendo in tal modo un unica identitá di riferimento, e la manteniamo essendo gratificati o meno dalla vita, l'essere o non essere felici di ciò che viviamo, e del vivere stesso, determina le nostre scelte, le nostre decisioni, il nostro vivere.

L'ipnosi, detta altrimenti trance, o lavoro con gli stati mentali, per la sua intrinseca capacità di sviluppare creatività all'interno della nostra intelligenza, capacitá di cambiare noi stessi a favore del mondo, o cambiare il mondo a nostro favore, agendo sia a livello conscio che  inconscio, è sostanzialmente dispensatrice di benessere e dunque di felicità.



domenica, ottobre 06, 2013

Il tempo che è stato e lo spazio che verrà. Marco Chisotti.

Ho ritrovato, in questi giorni, la mia tesi di laurea, quello che ho scritto ormai quasi 30 anni fa, beh devo dire che oggi posso parlare di questo lavoro ai miei fantastici uditori, gli "allievi" della mia scuola, che mi stanno insegnando a pensare, parlare, comunicare, aiutare, posso parlare loro, stavo dicendo, della mia tesi: "Sviluppi epistemologici della seconda cibernetica.", e loro mi capiscono.
Ricordo ancora i miei primi tentativi di portar tale discorso alle persone che incontravo, generando una tale ansia ed incertezza che pochi riuscivano a sostenere.
Ero e sono appassionato delle mie idee, dei miei pensieri semplici e comprensibili che anche un bambino riesce a segure.
È bello esser riuscito a tradurre nella semplicità quella complessità, anche se devo ammettere a modo mio, alle volte quadrando quel cerchio così scomodo che è la perfezione del tutto. 
Come diceva Popper, lui e i suoi tre mondi, prima di parlare di una teoria bisogna semplificarla tanto che possa capirla anche un bambino, forse mi son avvicinato a questo nei miei discorsi, forse aver ridotto tutto a tre processi, come fu all'inizio del umanità, e dunque all'inizio del mondo per come lo conosciamo: 
Il processo semantico (distinzione / immaginario / senso / significato / fine)
Il processo causale (implicazione / causa / effetto / religione / magia)
Il processo relazionale (socializzazione / relazione / suggestione / conscio / inconscio).
Questa distinzione mi è servita a rendermi conto del mondo degli altri, e che se volevo esistere per loro avrei dovuto rendere comprensibile a me stesso ed agli altri quello stesso mondo condiviso.
Oggi mi ritrovo fermo nell'idea di un mondo creato dalla nostra conoscenza, in un processo biologico / culturale, costruito dalla nostra mente che si costruisce attraverso questo mondo, i nostri sensi si forgiano guardando il mondo, e son cambiati dalle esperienze che vivono e condividono, e mano a mano vedono il mondo, lo riconoscono e lo usano, la vita usa il mondo trasformandolo in qualcosa di reale in cui ci troviamo a vivere, per questa ragione la conoscenza è fondamentale, perchè ci guida, ci orienta, ci obbliga, non possiamo esimerci da essa. 
Perché è fondamentale parlare di relazioni d'aiuto? 
Perché tutti abbiamo bisogno degli altri ed in un reciproco aiuto ci ritroviamo ad avere e dare quello di cui abbiamo bisogno per la vita, lo facciamo dando un senso ed un fine al nostro vivere, almeno tentiamo di farlo, e ci spieghiamo ogni cosa perchè comprendendone il significato ci tranquillizziamo, il capire e lo spiegare sono i più grandi ansiolitici mai costruiti, ci tranquillizzano, ci fan sentire ancora al centro del mondo, quel centro ormai perso nel lontano tempo perduto di Copernico, ci fan sentire esseri unici e non discendenti di semplici Primati, come ci ha dimostrato Darwin ed il suo evoluzionismo, e ci fa sentire padroni della nostra vita, e non asserviti ad un inconscio altalenante, poco stabile, e certamente autonomamente sconosciuto mondo. Ci fa sentire protagonisti ed impegnati eroi di un mondo di valori e di coerenza, mentre Woody Allen nel suo film "Basta che funzioni" ci ha dimostrato quanto alla fine ci vogliano unicamente pragmatismo e funzionalismo per comprendere e guidare la nostra vita.
Che strano mondo quello costruttivista, ti rende padrone del mondo gettandoti nello sconforto dell'illusione e del dubbio, decretando che la verità non è altro che un invenzione e di un bugiardo lasciandoti a pensarti tra le "Rovine circolari" di un Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, noto come Jorge Luis Borges, scrittore, poeta, saggista, traduttore e docente universitario argentino, che nel suo racconto ci racconta che potrebbe andare a finire l'idea del nostro mondo sognato da un altro sognatore inaspettato.
Che strano mondo quello che ci rimane sapendo di esser artefici di un mondo che nel conoscerlo ci cambia la struttura dei nostri sensi con cui lo guardiamo, lo ascoltiamo, lo percepiamo.
Che stramo mondo quello che ci rimane tra le dita, dopo che è passata quella sabbia finissima del tempo che non si ferma mai, per quanto sia una di quelle spiegazioni ansiolitiche che ci diamo da sempre, lo scorrere del tempo appunto.
Che strano mondo questo nostro mondo che amiamo così tanto perché non possiamo averne un altro, perché è l'unico fantastico mondo di suggestioni ed amore che conosciamo, senza il quale non esisteremmo, non penseremmo, ne parleremmo, ne significheremmo, ne ci relazioneremmo con nulla.
Credo che entreremo presto in un nuovo medioevo e probabilmente in attesa di nuovi lumi proprio come i nostri antenati, confusi e sicuri al tempo stesso, capaci ed incapaci, esseri coscienti del nulla che ci circonda e che riempiamo di un tutto fantastico e suggestivo immaginario che ci rende unici certi di esseri felici, almeno in quei po' chepì attimi che ci capita di cadere nella felicità, ed il concetto di cadere è chiaro, quando cadi l'esperienza è certa, ti capita, un attimo prima sei in piedi, un attimo dopo sei a terra, c'è un cambio repentino di realtá, ed è anche divertente se non ti fai male naturalmente.
Son contento d'esserci e di poter pensare a tutto quanto questo bellissimo esistere, tanto bello quanto unico mondo possibile.
Lascio a chi voglia continuare ad intrattenersi in questa magica complessità cibernetica, la possibilitá di sfogliare la mia tesi di laurea, che ho composto a suo tempo con la carica dei 101, i libri che lessi, almeno in un calcolo approssimativo, che comprendono quelli citati in bibliografia ed altri meno pertinenti ma egualmente significativi, che hanno accompagnato la mia costruzione del mondo di cui ora mi è permesso di parlare, grazie a chi, come vi ho detto i miei "allievi" insegnanti, pazientemente ascolta e traduce e vive con me, cercando di anticipare, come l'intelligenza spesso pretende da noi, di anticipare lo spazio ed il tempo che verrà.






venerdì, settembre 06, 2013

Sconfiggere le paure con l'ipnosi

L'articolo del settimanale Viversani e belli di questa settimana per esteso, di più facile lettura: 
Psicologia
Sconfiggere le paure con l’ipnosi
Servizio di Antonella De Minico. Con la consulenza del dottor Marco Chisotti, psicologo, psicoterapeuta, ipnotista e counselor

Ce l’hanno detto e ridetto: abbiamo tutte le potenzialità per raggiungere ciò che desideriamo. Ma le parole di un amico, un familiare, o un conoscente possono essere di parte. E se dalla loro bocca fosse uscita la verità?, il dubbio, per un secondo, ci sfiora. “Ma no, non è così, è solo un incoraggiamento”, e ci convinciamo nuovamente che i nostri sogni rimarranno per sempre e solo tali. Le esperienze vissute fino a questo momento, alla prova dei fatti, ce lo hanno dimostrato più volte: a pochi passi dal traguardo tanto agognato, una forza sconosciuta ci impedisce di arrivare alla meta rinforzando, di conseguenza, i nostri pensieri negativi: “Lo sapevo, non ce la farò mai!”. Perché va a sempre a finire in questo modo? Pure questo ce l’hanno detto e ridetto: sono le nostre paure le responsabili di questi fallimenti. E ognuno di noi, prima o poi, deve farci i conti. Come è capitato ai giocatori del Crystal Palace, che per otto anni sono rimasti lontani dal più importante campionato inglese di calcio, la Premier League, nonostante avessero tutte le carte in regola per poterlo affrontare con successo. Come hanno fatto a rientrare in Premier League? Un mese di sedute di ipnosi mirate a sconfiggere le paure ed eccoli di nuovo in campo contro le squadre più forti della stagione. Quella del Crystal Palace è un’esperienza che può fare chiunque? Con questa tecnica si possono sconfiggere davvero tutte le paure? O ce n’è qualcuna con cui dovremo sempre convivere? Ne abbiamo parlato con Marco Chisotti, psicologo, psicoterapeuta, ipnotista e counselor.

Che cos’è la paura?
Alla sola idea che a giorni dovremo sostenere un esame o un’interrogazione di fronte a un professore pronto a giudicarci, le mani iniziano a sudare. L’eventualità di dover prendere un ascensore insieme al capo mentre lui continua a parlarci delle ultime questioni discusse in riunione, ignaro del nostro terrore di rimanere intrappolati in quell’aggeggio infernale, ci fa far scorta di scuse per evitare il verificarsi della situazione. Se poi pensiamo alla figuraccia che faremo quando dovremo parlare in pubblico davanti ai colleghi, speriamo che un malessere improvviso sopraggiunga a salvarci. “In tutti questi casi, nasce in noi un’emozione come la paura, che ci fa regredire e ci riporta al periodo dell’infanzia”, afferma Chisotti, “in una dimensione non razionale, dove si pensa di non poter avere più controllo su nulla. E ci comportiamo, di conseguenza, come bambini”. Entriamo, cioè, in uno stato mentale che ci permette di accedere alle memorie di quando eravamo piccoli e ancora privi di esperienze che ci permettessero di essere sicuri della nostra capacità di riuscire ad affrontare gli ostacoli. “La memoria, come è stato dimostrato, non è localizzata in un’area del cervello, ma è situata in uno stato mentale. Che è un (dis)equilibrio tra pensieri e sensazioni”. Quando si sostiene un esame universitario, per esempio, può succedere che l’ansia cresca e si abbiano dei vuoti. Perché si è perso il clima di tranquillità nel quale ci si è preparati per quell’esame e non ci si ricorda più niente, vanificando così tutti gli sforzi fatti fino a quel momento. “Sapere come accedere di nuovo allo stato mentale di serenità, in questo e in tutti i casi in cui si ha a che fare con una paura, permetterà di fare emergere una soluzione creativa per affrontare la difficoltà”. 

Perché l’ipnosi può aiutare
Se si convive con le proprie paure, senza mai affrontarle, difficilmente si raggiungeranno gli obiettivi sperati. “Avere chiaro il traguardo che si vuole raggiungere è una dimensione che appartiene al mondo degli adulti e quando si convive con il timore di riuscire in quello che si desidera si torna a una dimensione infantile, limitandosi”. Si perde, insomma, memoria di avere tutti gli strumenti e le risorse per riuscire nell’intento che ci si è prefissi. Alimentando ansie e frustrazioni. Noi tutti, però, abbiamo le potenzialità per superare le condizioni limitanti che ci imponiamo e raggiungere uno stato di benessere soddisfacente: basta essere consapevoli delle proprie risorse, valorizzarle e imparare a immaginare come arrivare al traguardo desiderato. Attraverso l’ipnosi si conquista uno stato mentale ottimale che ci permette di apprendere un modo, nuovo e creativo, per sconfiggere le paure. “L’ipnosi è uno stato naturale, che viviamo tutti, ogni giorno, un attimo prima di addormentarci o appena prima di svegliarci”, spiega Chisotti. Ed è il momento in cui, generalmente, si hanno le intuizioni più brillanti. “Passando da uno stato di coscienza a uno a cui si accede al proprio inconscio, si perdono le convinzioni limitanti e si iniziano a conoscere le proprie risorse”. Si impara, insomma, ad avere fiducia in se stessi e a superare i limiti imposti dalle proprie paure.

Tutte le paure si possono superare
Le paure come per esempio dell’ascensore, dell’aereo, di fallire in una competizione sportiva, di parlare in pubblico, o di vivere il momento del parto si superano facilmente e in tempi brevi, grazie all’ipnosi. Anche i timori che in molti sorgono quando devono sottoporsi a cure mediche, dentistiche in particolare, possono essere vinti nell’arco di poco tempo con questa tecnica. Più difficile, invece, sconfiggere la paura della morte con cui devono fare i conti le persone avanti negli anni o dell’amare veramente. Queste ultime, hanno un elemento comune: quando si ama pienamente è un po’ come morire, perché ci si abbandona completamente. In questi ultimi due casi, l’ipnosi è utile ma i tempi potrebbero essere più lunghi.

Cosa accade durante un incontro con un ipnotista
*Il primo step è il colloquio: il terapeuta, attraverso un dialogo mirato, conosce le paure della persona che ha di fronte e in che misura la limitano. Ma la conversazione ha anche lo scopo di instaurare un rapporto fiduciario tra i due, cosicché l’ipnosi possa essere indotta con meno resistenze possibili. 
*Il secondo passo è l’induzione dello stato di trance con cui si accede al proprio inconscio, la parte creativa di ognuno di noi. In questo passaggio si rivisitano momenti dell’infanzia e si scoprono quali sono le limitazioni che la persona si autoimpone. Nello stato di trance, anche grazie agli stimoli del terapeuta, la persona smette di ragionare nel modo usale e trova soluzioni creative per superare la difficoltà che incontra nella quotidianità.  
*Il terzo step è il risveglio, dove viene ripristinato lo stato di veglia. La persona ritorna alle sue capacità cognitive dopo avere appreso le esperienze costruttive della trance.
*Il quarto punto è l’assegnazione di compiti che la persona deve svolgere a casa, da sola. Generalmente, questi si traducono in momenti di autoipnosi, dove autonomamente si raggiunge lo stato di trance, attraverso meccanismi specifici che permettono di entrare in relazione con il proprio inconscio. L’autoipnosi, oltre migliorare la relazione con il mondo esterno, permette di entrare in una dimensione di amore incondizionato verso se stessi ed è in grado di riequilibrare l’organismo. 
* L’obiettivo di una terapia breve come l’ipnosi è quello di rendere il prima possibile la persona autonoma nel fronteggiare le proprie difficoltà. Ecco perché le sedute, distanziate nel tempo, non si protraggono mai oltre i sei, sette incontri. 

Quando l’ipnosi sostituisce l’anestesia
A volte, è proprio con l’impossibilità oggettiva che si devono fare i conti. Una signora di Padova, a causa dell’allergia ai farmaci anestetici che le avrebbero causato uno choc anafilattico o problemi fisici piuttosto seri, non poteva essere sottoposta alla rimozione di un melanoma, un tumore della pelle. L’intervento è stato possibile grazie all’ipnosi, che ha permesso di indurre la donna a uno stato di anestesia di suggestione anziché farmacologica, come si legge tra le pagine della rivista per gli addetti del settore, “Anaesthesia”. La signora, durante tutto il tempo dell’intervento ha avuto i parametri nella norma. Al termine dell’operazione si è alzata ed è uscita da sola dalla sala operatoria.