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martedì, dicembre 30, 2014

Cosa rimane del vivere. Marco Chisotti

Cosa rimane del vivere. Marco Chisotti

"Fare una comunicazione, dare o comprendere un ordine, e simili, non sono cose che possono essere state fatte una volta sola. Seguire una regola, fare una comunicazione, dare un ordine, giocare una partita a scacchi sono abitudini (usi, istruzioni). Seguire una regola è analogo a obbedire a un comando. Si viene addestrati a obbedire al comando e si reagisce ad esso in una maniera determinata. Per questo seguire una regola è una prassi." Ludwig Wittgenstein Ricerche filosofiche.

Di solito il pensiero precede le azioni, almeno questa è la sensazione che viviamo, in più se aggiungiamo la volontà, siamo convinti, o abbiamo bisogno di pensarlo, che la volontà precede le nostre scelte e le nostre decisioni.
Ma se sospendiamo per un po quest'idea ed ipotizziamo che le cose possano andar diversamente, e sopratutto ci sottraiamo al senso comune condiviso della vita succedono cose strane.
Mi piace curiosare sotto il tappeto, ogni persona ha un suo personale tappeto dove finiscono le cose che non si desidera, o non si può, sistemare.
Il tappeto che ci offe la filosofia e molto interessante, Wittgenstein in particolare lo trovo quasi come un giullare di corte, che ti fa capire che il Re è nudo, te lo rende evidente.
Ho studiato l'ipnosi perché son affascinato da ciò che è mistero, ma, mano a mano che vado avanti a conoscere e sperimentare l'ipnosi, m'accorgo che l'ipnosi non è per tutti, come anche il costruttivismo, non tutti hanno una sorta di resilienza che permetta loro di sopportare il mistero, l'ignoto, il dubbio, o semplicemente la sospensione rassicurante del "giudizio".
Ma cos'è un mistero in fondo, voglio intenderlo come qualcosa che va oltre al conosciuto, è forse la vera realtà, qualcosa che ancora non è confinato in ciò che si conosce, si percepisce e si spiega.
Alcune persone rimangono in come un limbo, dove la loro realtà ha perso i confini, quando vivono l'esperienza degli Stati mentali, dello stato di trance, dei fenomeni "misteriosi" dell'ipnosi.
Un conto è vivere la propria vita nel mondo delle idee, dove facilmente si posson modificare le cose semplicemente variando parole e frasi, un altra cosa è comprendere i fenomeni esperienziali che si vivono fuori dal mondo delle idee.
Credo che l'esperienza dell'ipnosi riesca a fare questo, raggirare il mondo delle idee e mettere a nudo il Re.
Ora credo che per apprendere e conoscere si debba per forza mettere da parte la critica, l'insieme delle conoscenze possedute, solo così si può accedere al nuovo.
Come si dice, nelle esperienze ipnotiche, si torna bambini ed assieme a questo tornar bambini si ritorna allo stato mentale di quando si era bambini.
Ora l'idea che ho personalmente è che non tutti son stati preparati a vivere serenamente un esperienza di bambino, la curiosità indomita del bambino deve essere nata in un contesto di libertà, serenità, fiducia perché il bambino possa sperimentare libero, nel piacere di farlo, in una condizione di agio, benessere e tranquillità.
In caso contrario non sarà la curiosità a guidare lo stato mentale ma l'insicurezza, il dubbio, l'instabilita, col risultato di non riuscire ad appagare il desiderio di conoscere e crescere, o, ancor peggio, di abbinare paura e sconforto alle esperienze più profonde del conoscere ed apprendere dalla vita.
Se non si apprende non si è in grado di completare la conoscenza, si rimane nella superstizione, nella paura infantile, nel timore, nel dubbio, condizioni che spesso vedo negli occhi delle persone che rimangon bloccate dalla vita.
È l'abitudine a renderci forti, l'elerienza ripetuta, collaudata, è la regola appresa, perché eseguita più e più volte, a farci tenere la rotta, ad alzare la nostra resilienza, quella forza interiore ad affrontare le vita.
Se cammini nei passi di quel bambino che sei stato, accertati d'avere accanto chi crede in te, chi ti dà fiducia e speranza, cerca la tua guida il tuo inconscio protettore, lasciati aiutare da quel mondo inconscio, che puoi sperimentare con l'ipnosi guidata da chi ti fa sentire forte ed adeguato ad affrontare la vita stessa.
Cosa rimane della vita dunque? Il bello di quel mondo curioso che ti stupisce e ti lascia a bocca aperta anche dopo anni ed anni di esperienza, un mondo intero da comprendere e costruire nell'ipnosi di quel bambino che sei stato.

mercoledì, dicembre 24, 2014

BUON NATALE E BUON INIZIO 2015 AERF SIC

Miei cari tutti vi auguro di aver tempo, perché il tempo è vita.
Vi auguro di aver tempo, per poter fare e pensare, non solo con voi stessi, ma anche con agli altri, come ogni persona che si interessa di relazioni d'aiuto dovrebbe saper fare.
Di aver tempo, anche per correre, vi auguro di trovare il tempo per giocare, sognare, un tempo per essere contenti, un tempo per poter star bene e far star bene gli altri.
Vi auguro di trovar il tempo per esser creativi, costruttivi ed intelligenti, e di trovar il tempo da condividere col vostro inconscio.
Vi auguro di trovar il tempo per costruire relazioni a voi significative, relazioni sincere ed appaganti, relazioni costruttive, autentiche e complici.
Vi auguro d'aver tempo per vivere e far vivere l'ipnosi e gli stati mentali di gioia, pace ed armonia.
Di aver tempo per divertirvi ed esser spensierati, riuscire a sorridere, finanche a ridere, un tempo che quando è impiegato bene ti lascia qualcosa, ti fa sentir soddisfatto, realizzato.
Vi auguro di aver tempo, non soltanto da viverlo, ma tempo che ti lasci curioso e ti stupisca, che ti dia coraggio, forza ed equilibrio e non soltanto un tempo da veder fuggir via.
Vi auguro il tempo per sperare ancora, aver fiducia ed amare veramente.
Non c'è più tempo per rimandare ancora, siate curiosi e pretenziosi, non accontentatevi più.
Vi auguro di aver tempo per ritrovarvi, per vivere ogni giorno, anzi ogni ora come un momento unico irreperibile.
Di aver tempo per guardare lontano
ed anche tempo per crescere, per cambiare, per risolvere ed abbracciare la vita in modo diverso, più appagante, più libera.
Vi auguro di aver tempo anche per liberare il vostro cuore da cose inutili, ed il tempo per perdonare.
Vi auguro di aver tempo ........ perché il tempo è tutta la vostra vita.
Da libera mia interpretazione del pensiero di tanti altri buone feste e buona continuazione a presto Marco Chisotti.

venerdì, ottobre 10, 2014

La vita tra vuoti e pieni. Marco Chisotti.

La vita tra vuoti e pieni.  Marco Chisotti.


C'è chi ama leggere e chi ama scrivere, ultimamente amo di più scrivere, mi sento la testa piena ed ho bisogno di svuotarla ogni tanto, poi ho bisogno di essere protagonista dei miei pensieri, ogni tanto, e per scrivere bisogna esserlo.

La vita è un po' piena e un po' vuota, è piena di gioia di allegria di passione, è vuota di malinconia, di tristezza e solitudine, almeno così mi piace pensarla, sì vive in diretta quando si pensa al mondo, si vive in differita quando lo si contempla, se ti batte il cuore sei in diretta, se osservi, pensi, ti trovi in indiretta, così mi sembra un po' piena e un po' vuota, la vita intendo.

Ogni tanto si passa il tempo a chiedersi se si sta in un periodo in cui la vita è vuota, ma forse si è già in un momento in cui la si sta riempiendo di pensieri, parole, confronti.

Ho passato diversi momenti della mia vita per lunghi periodi molto piena, in altri periodi mi è parsa vuota e non è male ne piena ne vuota sono momenti molto differenti, sono esperienze che si accumulano e ci fanno sentire diversamente le cose.

Pensando alle nostre esperienze come piene o vuote e quindi anche alla vita, partendo dall'esperienza degli stati mentali, credo siamo impossibilitati a vivere oltre i nostri stati mentali, sto scoprendo sempre più la forza degli stati mentali attraverso le piccole esperienze del mondo quotidiano, l'ipnosi con cui lavoro è indubbiamente il mezzo migliore per mettere in luce gli stati mentali, ma nel quotidiano basta un semplice momento di concentrazione per capire quanto sia facile entrare in uno stato mentale e vivere pensieri e sensazioni particolari. Gli stati mentali sono costantemente dei pieni e dei vuoti della nostra vita.

Quando si guarda un film mi piace andare dietro la storia raccontata come a rivedermi protagonista, da buon costruttivista ho imparato che tutta la vita è una storia, la nostra storia, quella che ci raccontiamo, quella che ascoltiamo dagli altri, tutte le cose che ci raccontano sono storie, sono storie quelle che si dicono agli amici, agli insegnanti, quelle che ci raccontano i maestri, sono storie quelle che ci raccontano i giornalisti, i professionisti, sono tutte storie belle, interessanti, importanti, ma non possono che restare storie raccontate da qualcuno per qualcun altro, questa la vita raccontata, questa la vita piena, il vivere la vita è un altra cosa, è esser solo con te stesso, il vivere è un vuoto che si riempie poco alla volta fino a finirla, la vita intendo.

Mi piace credere che mi sto raccontando una storia, una storia sulla mia storia, quando parlo di un mondo pieno o di un mondo vuoto racconto la storia che definisce, descrive, il mondo, la vita, forse una storia che conosco già, una storia che sto costruendo in questo momento, la vita, così alle volte la vita la conosciamo già, alle volte ci sorprende, alle volte la vita è piena, altre volte la vita è vuota.

Il vuoto si abbina all'idea del silenzio, è importante pensare al silenzio e viverlo, io ho bisogno di momenti prolungati di silenzio quasi come se nei momenti passati, nel silenzio potessi mettere ordine nei miei pensieri.

Quando si occupa il tempo con esperienze che ci guidano siamo in una vita piena, la vita piena ti rapisce, ti coinvolge, è la più diffusa, la più amata, ai bambini sì da tantissima vita piena, gli si riempie il tempo costantemente di pieni. Veniamo educati a riempire la nostra vita di pieni, il mondo occidentale e tutto quanto pieno. In oriente si hanno molti più momenti e tempi vuoti, si medita, si sta con se stessi pregando ed orientandosi al vivere, molti vuoti orientali sono anche strutturali, si dice dell'arte giapponese come di un'arte semplice, fatta di poche cose, una cultura fatta più di vuoti, che di pieni, diverso è il loro mercato di scambio con l'Occidente, è completamente pieno.

Le emozioni solitamente vengono dopo un periodo di piena, di vita piena, attività piena, testa piena, sono stati mentali intensi che spiazzano la nostra mente vuota. Credo che sostanzialmente la nostra vita sia un po' come la nostra mente e la mente di per se è vuota, come la vita, non ha un significato, siamo noi a darglielo, la vita va riempiendosi poco alla volta scegliendo, decidendo, trovando dei traguardi, costruendo, alla fine la vita si riempie di significati e diventa qualcos'altro. 
Sto aspettando che la mia vita si svuoti è un momento di piena il mio, alle volte lasciandola andare sì ottiene quello spazio e quel tempo per rivivere.

giovedì, ottobre 09, 2014

Da dove arrivano le parole ...... e i pensieri? Marco Chisotti


Da dove arrivano le parole ...... e i pensieri? Marco Chisotti

Mi fa sempre strano pensare e parlare, e non ho ma sentito alcuno porsi la domanda "Da dove arrivano le parole?" Io me lo chiedo spesso agli altri vedo suona strano, probabilmente ho un leggero sfasamento tra un azione mentale e la sua consapevolezza per cui gli altri, non avendo lo sfasamento, vivendo un sincronismo perfetto non se ne occupano.
Quante sono le cose che facciamo o non facciamo senza raggiungere la consapevolezza? Probabilmente sono tante, come son tante le cose che si fanno intuitivamente senza usare la ragione.
Le parole son dietro di me, a me sembra, da qualche parte, poi arrivano e vengono proferite, ascoltate, sentite e provate.
Ma se anche non riesco a dire da dove arrivano sento di poter dire dove vanno a finire. Probabilmente non tutto ci è dato a capire, alcune cose devono rimanere un mistero, solo così è possibile contemplare ancora la vita ed il suo significato. 
Be ho iniziato dicendo di non sapere da dove arrivano le parole, ma allo stesso modo posso pensare e dunque pormi la domanda da dove arrivano i pensieri.
Credo sia particolare il mondo interno delle persone, come il mondo delle parole o meglio il mondo delle idee. Ogni volta che penso credo che i miei pensieri vengano prodotti dalla mia mente inconscia la quale, a sua volta, E è prodotta dalla biochimica del mio cervello. Sei miei pensieri derivano dalla biochimica e dunque hanno una base strutturale, credo si possa pensare che il cambiamento dei pensieri nell'arco di una vita si è influenzato dal modo in cui il nostro cervello si modifica nel tempo. Credo che con l'andare degli anni, poco alla volta, la moltitudine di bottoni sinaptici con cui un bambino si ritrova a vivere come composto da infinite possibilità, poco alla volta si riduca favorendo una limitata quantità ripercossi neuronali, creando l'effetto concentrativo, come dei punti attrattori, che il cognitivismo ha segnalato molto bene, attorno a questi punti attrattori si sviluppano delle competenze che nel tempo determinano l'effetto di saggezza, o almeno quello che noi consideriamo la saggezza, noi viviamo costantemente dell'effetto della struttura del nostro cervello, ma la mano che la nostra esperienza si accresce si accresce il mondo intorno a noi, nella direzione in cui noi rimaniamo concentrati.
Credo che sia l'uso del nostro pensiero a generare la struttura del cervello e di conseguenza la struttura del cervello influisce sulla sto pensiero, quando diventiamo vecchi, invecchiando voglio intendere, i percorsi sinaptici che abbiamo più frequentato, divengono tracce neuronali stabili e questi tracciati di caporali poco alla volta divengono esclusivi, prendendo il posto di ciò che precedentemente erano altri pensieri.

Credo sia questo il modo con cui noi procediamo nell'esperienza generando intorno a noi la sensazione di un mondo che abbiamo costruito, ho scoperto, sempre come sensazioni, in verità al mondo è solo una costruzione nostra mente, ma che ha una sua struttura, non è possibile dunque esimersi, prescindere dalla nostra struttura interiore, anche o forse sopratutto quando la struttura è semplicemente un insieme di neuroni dedicati nel tempo a particolari esperienze.
Con questo mio discorso voglio semplicemente dire che la sensazione di un bisogno di spiritualità non alle radici della spiritualità, ammesso che esista un luogo di spirito, ma ha origine della struttura dedicata dei nostri neuroni e dello accoppiamento strutturale.
Può sembrare riduzionista questo pensiero ma la sua intenzione è quella di dare più spazio alla funzionalità, sono affascinato dall'idea che si possano cambiare tante cose della vita di una persona, credo che si debbano tenere presente tante possibilità per aiutare persone, neuroscienze stanno spiegando tanti fenomeni, ciò che mi sembra chiaro perché non possiamo più nasconderci dietro un dito, se vogliamo aiutare le persone dobbiamo tenere presente che non solo il mondo fisico cambia per un insieme di regole chimiche, fisiche, meccaniche, via dicendo, ma che anche i nostri pensieri subiscono l'influsso del cambiamento strutturale dell'elemento da cui partono, il nostro cervello.
Mi piacerebbe pensare che il nostro modo di pensare al pensiero sia troppo limitato dal metodo col quale pensiamo, dunque comode strade concrete perché sono affascinato dall'astrattismo del nostro cervello. Forse può sembrare un paradosso parlare di astratto per quel che riguarda i pensieri, non essendo in qualche modo fatti di materia li consideriamo più astratti, ma i nostri pensieri sono concreti, perlomeno considerando gli effetti che generano, dunque non possiamo considerarli astratti e dobbiamo considerarli concreti, dunque possiamo pensare che derivino da strutture altrettanto concrete.
In questo modo non togliamo nulla a quello che è il mondo delle idee, e dunque essendo la spiritualità parte del mondo delle idee, non togliamo nulla la spiritualità se dobbiamo considerare che parte di essa ha come origine una forma strutturale.
È bello pensare che nostro cervello tragga le sue origini dalla nostra capacità di rimanere concentrati a lungo su pensieri e sensazioni, il nostro cervello si modella attraverso gli stati mentali che viviamo, modellando a sua volta gli stati mentali che lo modellano.
Quando G. A. Kelly ha parlato di costrutti personali ha parlato in qualche modo di stati mentali, questa perlomeno l'idea che mi sono fatto del suo pensiero, o forse questa è semplicemente l'idea a cui sono arrivato pensando il suo pensiero, i costrutti personali sono forme che strutturati in stati mentali permettono di vivere un processo. Sono esperienze allestite in un universo la nostra identità.
I costrutti personali hanno bisogno di mantenersi in uno stato coerente, la nostra identità è un costrutto ed è processata, vissuta, attraverso una danza di costrutti di livello logico inferiore. I costrutti personali, al pari dei costrutti mentali, che io considero stati mentali, producono i pensieri nei quali ci identifichiamo, i quali pensieri producono come effetto la nostra identità. 
La metafora che usa Kelly dell’Uomo-scienziato ci fa comprendere che l’uomo è in grado di rappresentarsi (costruirsi)  l’ambiente (e non meramente di reagire ad esso), il suo scopo ultimo è fare previsioni e controllare gli eventi, e generare dunque aspettative che ci mantengono nella condizione di poter controllare l'esperienza.
Sorge il problema del significato, o senso che abbiamo bisogno di dare alla nostra vita, e di come attribuire senso e conoscibilità a sé ed al mondo, e questo avviene molto spesso attraverso la previsione.
Non solo quindi abbiamo la necessità di considerare la struttura cognitiva da cui derivano i nostri pensieri, ma dobbiamo anche considerare il metodo che il cervello usa per renderci accettabile il mondo che ci sta attorno.
Le parole arrivano da lontano si costruiscono pensieri, l'effetto che abbiamo è il mondo delle idee, la spiritualità è una necessità e rientra in quel bisogno predittivo in cui costantemente soggiorniamo.
A completare il tutto è la nostra coscienza, che pur essendo sostanzialmente il prodotto di connessioni diverse di aree differenti del nostro cervello, alla fine dipende dalla coerenza della nostra identità, o meglio del bisogno di coerenza che la nostra identità possiede, la quale dipende dalle nostre parole, che dipendono a loro volta dalla biochimica della struttura del nostro cervello, che dipende dalle esperienze che ci si trova a vivere, che sono il processo attraverso il quale noi costruiamo la forma da cui dipende il nostro vivere cosciente.
La forma, ci incorda Bateson, è una descrizione delle cose ed il nostro vivere è un processo, forma e processo sono inscindibili, sono entrambi parti del gioco della vita, la vita è un continuo formare un processo, e vivere dandogli un significato, ogni forma  richiama un processo, il vivere, ed ogni processo prende coscienza, consapevolezza attraverso la nostra identità, una forma, che è frutto dell'esperienza, un processo, è così via all'infinito.
Credo si possa pensare che il parlare sia frutto del pensare che è a sua volta frutto dell'infinito, il vivere, ma tutto questo è solo un pensare e dunque mi torna in mente quanto sia assurdo pensar di non voler far parte di un Club che accolga tra i suoi membri uno come me, e in fondo, quanto sia anche divertente pensarlo.

Da dove arrivano le parole ...... e i pensieri?

lunedì, settembre 29, 2014

Foglie d'autunno. Marco Chisotti.

Foglie d'autunno. Marco Chisotti.
Mi son fatto l'idea che esistano categorie diverse di persone e senza pretesa, in modo leggero, più per diletto provo a declinare alcune categorie di loro.
Un idea che mi son fatto è che esistano certe persone che chiamo "fondamentalisti intelligenti" son persone che non ti danno scampo e non danno scampo neppure a se stessi, dicono quello che pensano e lo sostengono ad oltranza, non si danno pace fintanto che non hanno sviscerato fino in fondo un argomento, ma senza mai prenderselo a cuore, quasi senza emozionarsi, si suggestionano ma come prendendosi un raffreddore dopo qualche giorno gli passa, i dubbi li hanno In quanto son appunto intelligenti, non vanno d'accordo con altri "fondamentalisti intelligenti", sono difficili da seguire quando entrano in merito alle loro battaglie cognitive, son caparbi e spesso hanno ragione, quella, la ragione, infatti non gli manca, sono molto interessanti, indagano analizzano ed archiviano con grande facilità e capacità. Essendo intelligenti hanno compreso che far del male fa male, per il principio ecologico se tu rendi tossico un ambiente, quello in cui vivi, l'ambiente rende tossico anche te, sono sostanzialmente buoni, ma più per intelligenza che per cuore. Naturalmente ci sono anche i fondamentalisti stupidi ma quelli son già conosciuti ne parlano tutti i giorni sui giornali e lascio a chi se ne interessa l'analisi delle loro "qualità".
Un altra categoria di persone sono i "possibilisti intelligenti" della serie vivi e lascia vivere, al massimo siediti sulla sponda ad aspettare che prima o poi passa di lì il tuo nemico, sono molto dubbiosi, scettici, ma non per questo poco curiosi, anzi proprio perché dubitano approfondiscono e studiano con interesse ed attenzione, tra loro ci sono quelli intelligenti che archiviano e memorizzano e quelli intelligenti creativi che creano e dimenticano, sono affascinati da tutto perché se ne dimenticano velocemente. Sono buoni e lo sono di cuore, Capaci di metter da parte la ragione se serve per i sentimenti, di solito va tutto bene fino a che va bene per tutti, ma vanno d'accordo alla fine con tutti. Sono pochi i "possibilisti stupidi" non vale la pena di parlarne.
Ci sono poi quelli che vorrei definire "fondamentalisti possibilisti intelligenti", hanno tanti limiti ed hanno affinato l'abilità a trovare risorse dove altri si danno per spacciati ed alla fine la loro fede e speranza li premia, credono ci sia la possibilità di capire ma si arrendono alla complessità, all'infinito della conoscenza, mi viene in mente la filosofia del protagonista del film "La leggenda del pianista sull'oceano", film italiano del 1998 con Tim Roth, regia di Giuseppe Tornatore, film molto bello da vedere, dove lui, un pianista superlativo, un giorno quando il transatlantico dove è nato e su cui ha vissuto tutta la sua vita arriva al porto di New York decide di scendere ma poi a metà della passerella si ferma osserva l'immensa città dinnanzi e torna indietro, alla fine del film racconterà il motivo, quella città era infinita una tastiera con un numero infinito di tasti non la poteva suonare, erano troppi, molto intrigante il senso dell'infinito per me e cerco di tirarmene fuori.
I "fondamentalisti possibilisti intelligenti" sono un paradosso ed un controsenso per certi versi ma sento che hanno la capacità d'adattarsi e di negoziare con la vita, qualcuno direbbe magari di vivere di compromessi, ma credo che siano sensibili all'irreversibilità del tempo e sanno quanto ne resti poco di tempo da vivere e quanto sia meglio viverselo più che fumarselo. Per loro le cose possono sempre andar bene e son legati alla filosofia funzionalista "Basta che funzioni", bellissimo film di Woody Allen del 2009 che consiglio. È per questo motivo che queste persone le considero intelligenti, riconoscono i propri limiti e cercano solo le soluzioni, solitamente sono buone proprio perché riconoscendo i propri limiti non pretendono, si accontentano e rispettano i limiti degli altri, così risulta difficile esser cattivi.
Vi lascio immaginare la categoria delle persone "fondamentaliste possibiliste stupide" ma le potete solo immaginare in quanto la selezione naturale le ha spazzate via.
Ho voluto scherzare un po' ma mi preme sottolineare che si vive sempre una filosofia di vita anche quando si pensa di non viverla, esserne consapevoli aiuta.

giovedì, settembre 25, 2014

Imparare l' "arte" dell'aiuto è imparare ad essere in relazione. Marco Chisotti

Imparare l' "arte" dell'aiuto è imparare ad essere in relazione.

Mi son trovato di recente immerso in una accurata ed intrigante lettura esperienziale che descriveva il mondo delle cose e la vita delle persone, non potendo che seguire passo passo la "storia" che mi veniva narrata, così, come spesso mi succede quando vengo guidato verso una particolare esperienza, mi son cominciato a domandare se quello che leggevo era reale, vero, come si intende nella nostra esperienza quotidiana, e li per li la mia risposta è stata un altra domanda: "Voglio che quello che leggo sia reale, vero?"
Una citazione, tra l'altro molto bella, come quella seguente:
"Io non sono se non in un campo psichico con gli altri, con la gente, gli edifici, gli animali, le piante" di James Hillman è reale, vera?
Mi accorgo che è reale senza ombra di dubbio, per me è reale nella misura in cui la prendo in considerazione, ma in quanto vera dipende, posso dire che la sento sufficientemente varia ed accettabile da non viverla come minacciosa, è senza dubbio convincente, non so quanto possa persuadermi realmente, o quanto suggestionarmi, nella misura in cui l'accetto credo cominci a lavorare i miei pensieri e le mie idee, ogni idea che prendo in considerazione si presenta al mio mondo nella misura in cui mi convince.
Apparentemente ogni idea che si presentI come espressione contestuale, denotativa, descrittiva, può essere tranquillamente vista come una dichiarazione di intenti, l'intenzione si affaccia molto spesso mascherata da espressioni descrittive o ancor più esplicative.
Quelle espressioni che sembrano contemplare il mondo, in verità lo indirizzano verso un inevitabile ed appassionata conclusione.
Allora per me il mondo non è proposto, è imposto, così lo sento, così lo vedo, e più vien argomentato ed apparentemente descritto e più insinua una costruzione dettagliata e meticolosa, potrei dire a descrizioni appassionate e meticolose seguono spesso convinzioni arrendevoli e compiacenti, nelle relazioni d'aiuto le cose cambiano, nell'ipnosi solo gli approcci rispettosi del mondo dell'altro son in grado di generare apprendimento.
Nell'approccio con le relazioni d'aiuto è necessario lavorare su di se, io considero la relazione d'aiuto un arte a tutti gli effetti, come in tutte le arti quello che c'è da imparare nelle relazioni d'aiuto è un mestiere, imparare ad aiutare è imparare un mestiere, è divenire artigiani dell'ascolto, restauratori della mente, intendendo mente il complesso di elementi che compone le relazioni interpersonali, esperti del bisogno, competenti di fede, stimatori di speranza.
Per Sara essere in relazione con l'altro dobbiamo lavorare su di noi e sviluppare un metodo: ricostruire il contesto; imparare a porre domande significative; cogliere i confini della relazione; raccogliere i dati; formulare una strategia d'aiuto che produca perturbazione e di conseguenza cambiamento.
Sostanzialmente la differenza tra un approccio razionalista classico, basato sulla persuasione, come una psicoterapia classica, e un approccio non razionalista, tipico dell'Ipnosi Costruttivista, sta nel fatto che quest'ultimo è fondato sulla comprensione, mira ad aumentare i margini di consapevolezza e di coscienza di sé del cliente, attraverso la figura di un Counsellor Ipnotista Costruttivista, un perturbatore maieutico, che usa il metodo d'insegnamento e guida proprio di Socrate, basato sul dialogo, sulla discussione, e la capacità d'ascolto tipico dell'approccio Rogersiano (Carl Rogers).

"La razionalità, invece che come realtà assoluta e un'entità universale, va vista sempre come qualcosa di interattivo e di relativo, non dal punto di vista dell'osservatore: dovrebbe essere giudicata relativamente all'organismo di appartenenza, la razionalità non riguarda mai una cosa in sé, ma ci dice se un'azione, un pensiero, uno schema emotivo sono o no razionali in riferimento all'organismo che li impiega, alla sue necessità, non in riferimento a un osservatore che li giudica rispetto a punti di vista e a parametri suoi. Per un terapista è difficile fare questo, perché significa mettersi sempre in discussione; significa che non c'è nessuna verità decodificata già a priori" Vittorio Guidano, partendo da queste considerazioni illuminanti, l'aiuto è sostenuto dalla relazione, dall'analisi, e dalle strategie d'intervento.

Il ruolo della relazione nel processo delle relazioni d'aiuto è tutto, ma è difficile da gestire in modo adeguato e coerente, è il paradosso delle relazioni d'aiuto, che si evidenzia negli aspetti emotivi della relazione interpersonale fra cliente e Counsellor nel fatto che il contenuto non conta, se non per il Counsellor, il cliente ha bisogno di un canale diretto o comunicativo che proviene dalla nostra parte mammifera, dalle emozioni e che, instaurata una sintonia, può riorganizzare i contenuti.
I cambiamenti che si vedono nelle relazioni d'aiuto son le stesse che avvengono nel contesto di una relazione di amicizia, in cui c'è un vettore, una situazione emotiva che consente un canale di comunicazione tra due persone, solo attraverso una relazione emotiva si può perturbare un sistema, e dato che il cliente, come essere umano, è un sistema chiuso, non può ricevere informazioni dall'esterno, può ricevere solo una perturbazione, ed è questa che lo aiuta a riorganizzarsi, ma la perturbazione diventa significativa solo in un rapporto emotivo.
Nella relazione d'aiuto, il Counsellor Ipnotista Costruttivista perturba il cliente, ma questo è reso possibile dalla sintonia che ha creato con lui/lei, senza la quale è impossibile perturbare il sistema.
A differenza degli interventi razionalisti, il Counsellor Ipnotista Costruttivista che è non razionalista sa che non deve essere "direttivo" nei confronti del cliente, perché il metodo da seguire è quello che appartiene all'organizzazione mentale del cliente.
Vanno limitati tutti gli aspetti del Counsellor Ipnotista Costruttivista consigliere, non è compito nostro dire cosa fare al cliente, consigliargli il divorzio o no ad esempio, anche se ce lo chiede, noi non decidiamo della sua vita, gli insegniamo a lavorare, un Counsellor Ipnotista Costruttivista non razionalista, aiuta il cliente ad organizzarsi sempre nella sua vita.

Disegno di Alice Chisotti.

lunedì, settembre 15, 2014

La solitudine degli uomini primi. Marco Chsotti.

La solitudine degli uomini primi. Marco Chsotti.


Pensare è un mestiere molto interessante, prevede di prendersi delle limitate responsabilità, sicuramente impegna molto tempo, almeno nella mia esperienza è così.
Ho cominciato a pensare in modo professionale, come "mestiere" per intenderci, 30 anni fa quando ho scritto la mia tesi di laurea, prima col ruolo di studente ero come dispensato, almeno in parte, d,al prendermi la responsabilità di quello che produce o col pensare.
Da allora mi sento sempre impegnato a portare quello che penso con me, a tenere solo quello in cui credo ed a dire solo quello che avevo pensato, così più che mai ancora oggi mi sento responsabile del mio pensiero, e da buon costruttivista, mi sento responsabile dell'intera realtà in cui mi ritrovo.
Sento quanto sia difficile chiedere alle persone di condividere questa responsabilità, sapere di essere creatori della realtà in cui ci sentiamo di vivere da spettatori é un paradosso, è difficile venir a capo di questo paradosso.
Oggi la mia generazione vive la vita che i nostri genitori hanno riscattato dalla guerra, dalla distruzione e dalla fine, viviamo una vita in cui ci é permesso pensare a lungo, pensare in modo libero ed autentico, posso dire d'essere fortunato facendo il pensatore da trent'anni ininterrottamente. 
Mi son chiesto qual'è il prezzo che paga un pensatore, mi sento tre i primi uomini a cui è stato permesso d'essere liberi di pensare per un tempo così lungo, sento anche che son solo nel mio pensare, che abito il mio stato mentale in completa solitudine, pur condividendo con altri i pensieri, per lo più penso in solitudine.
Dunque è la solitudine il prezzo che si paga a pensare, so che la consapevolezza che porto con me della mia vita mi è resa possibile dal mio dialogo, dunque non son solo, son in compagnia del mio inconscio, credo funzioni così ma è comunque questa la solitudine che sento malgrado la forza di questo continuo dialogo. 
La realtà è una costruzione della nostra mente, tutto ciò che chiamiamo col suo nome, tutto ciò che crosciamo è frutto del nostro conoscere, del lavoro di distinzione e del ricordarsi le distinzioni fatte, so di essere tra i primi uomini a cui è stato dato il permesso di pensare senza altri oneri, una bella libertà che mi rende protagonista, una grande responsabilità che mi rende solo. 
Forse può sembrare riduttivo e limitato il mio punto di vista ma non è così, son perfettamente a mio agio nel vivere la mia vita da pensatore costruttivista, felice di condividere, quando mi è data la possibilità, i miei pensieri con chi ha la pazienza di condividere il suo tempo con me, nella fortuna di poterlo continuare a fare coi corsisti della mia scuola di ipnosi costruttivista, il peso della solitudine è pienamente ripagato dal loro riconoscimento e per questo li ringrazio, son orgoglioso di portare la solitudine degli uomini primi, ed il senso del pensare costruttivista prima di tutti per loro.



Disegno a matita di Alice Chisotti (riproduzione).

giovedì, settembre 11, 2014

Siamo fatti per come ci siamo costruiti. Marco Chisotti.

Siamo fatti per come ci siamo costruiti. Marco Chisotti.

E se fosse il nostro mondo inconscio a decidere? Se facesse aspettare la mente logica, razionale, cosciente il momento opportuno per capire? Se ci mettesse a maturare prima di comprendere, potrebbe succedere che non arriviamo in tempo, che finiamo la vita prima di finirne la comprensione. Credo sia questo il mio pensiero e condivido con voi i pensieri che lo producono.


Il paradigma della complessità.
La complessità rifiuta di lasciarsi definire in modo semplice e sbrigativo. Esistono due poli della complessità: un polo empirico, un polo logico. Il polo empirico è quello dei disordini, dell'alea, dei grovigli, delle inter-retro-azioni nei fenomeni. Il
polo logico è quello della causalità retroattiva, delle contraddizioni inaggirabili a cui conduce la conoscenza razionale-empirica, delle indecidibilità in seno a dei sistemi logici, della
complessità dell'identità.
Edgar Morin.


Paragonando la personalità con l'universo lo stato mentale è possibile definirlo:


Chiuso quando porta all'atteggiamento autocentrato col mondo
Aperto quando porta nello stato di estasi lontano dal mondo
Piatto quando porta ad un equilibrio funzionale verso mondo


"Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario." Steve Jobs
Siamo una storia ordinata e coerente, abbiamo un "Io" in grado di fingere, raccontare, inventare, un io che con facilità dimentica da dove è partito, dimentica cose e persone, fatti e misfatti, per poi tornare a raccontare quello che ha lasciato dentro di se, costruito con cura e attenzione, che è diventato reale, stabile e duraturo.


I nostri antenati vivevano nella preistoria in un ambiente naturale seguendo le loro sensazioni: osservavano il cielo, le stelle, la luna, il sole, i fiori e i frutti, le pietre, e vivevano di ciò che la natura dava loro. Sapevano costruire oggetti di forme e dimensioni precise senza avere conoscenza della geometria, ne della matematica si adattavamo alle variazioni del clima o migravano verso luoghi più vivibili. Quando arrivò il linguaggio e con esso l'uso di verbi e degli aggettivi la loro mente cominciò a creare ed organizzare il mondo per come oggi lo conosciamo. 


Fu allora che cominciarono a vivere la suggestione e l'ipnosi, con il gioco degli emisferi cerebrali, nell'uso creativo della suggestione, o nella definizione precisa dell'emisfero dominante, con l'ipnosi, resa possibile dalla dissociazione innata tra ragione ed emozione, e, attraverso il linguaggio, creando esperienze cognitive e cerebrali con focalizzazioni nel tempo e nello spazio, vivendo la causa e l'effetto coi nessi causali, o implicazioni, e percependo le variazioni percettive dei colori, intensificazioni, dei profumi, dei suoni, delle sensazioni. Siamo guidati dai pensieri che una volta costruiti ed attivati proseguono facilmente e volentieri senza più noi, loro creatori.


Il pensare spesso non è altro che eseguire una funzione: agire scegliendo, tra le possibilità che abbiamo in repertorio, quella che ci sembra migliore, usare, ma questa è solo una parte del lavoro del nostro pensare.


Ma esistono almeno tre forme diverse di pensiero, ed é Popper che parla di tre mondi diversi:
Il pensiero basale, il primo mondo
Il pensiero consapevole, il secondo mondo
Il pensiero linguistico, il terzo mondo


Il primo, il pensiero basale, riguarda un attenzione di fondo inconscia, tipicamente prodotta dal nostro cervello rettile, in cui teniamo sotto controllo l'ambiente per come si presenta, sopravviviamo all'ambiente stesso, con meccanismi d'attacco o fuga, di avvicinamento o allontanamento inconsapevoli. 
Il mondo uno, come lo rappresenta Popper è fatto delle cose materiali, gli oggetti del nostro mondo, le cose fisiche, potrebbe essere visto, qualcuno direbbe che é il mondo che prende il posto dell'altro, del mondo due, quando non ci pensiamo direttamente.


Il secondo, il pensiero consapevole, ci fa ragionare con più calma e vagliare con attenzione le situazioni, ci fa decidere e scegliere. Le immagini viaggiano in modo regolare e ordinato, una dopo l'altra, come in un film dove le cose accadono con coerenza e una giusta sequenza. E' in questo secondo tipo di pensiero che si è inserito il modo di pensare tipicamente umano dopo l'invenzione del linguaggio. 
Il mondo due, come lo rappresenta Popper, é il mondo dell'esperienza soggettiva, é il mondo delle emozioni, della volontà, dei desideri, dei sogni, dei pensieri, di ogni sentimento, è il mondo del cervello mammifero, del prendersi cura, del proteggere e difendere, dell'appartenere.


Il terzo, il pensiero linguistico, è rappresentato dal mondo delle idee, con questo tipo di pensiero l'essere umano ha fatto uno grande cambiamento, lasciando indietro tutti gli altri esseri viventi. Il pensiero della neo corteccia. Le parole che esprimono immagini e concetti, possono essere dette o scritte, e soprattutto possono essere manipolate, cancellate, deformate, trasformate. Possono costruire nuovi concetti, nuove immagini, anche non esistenti nella natura, da qui è nata la creatività del pensare umano. E con la precisione con cui pensieri e immagini sono stati usati con le parole, i numeri, ed i concetti, l'uomo ha creato la scienza. E' così esplosa la trasmissione e l'evoluzione del pensiero, si è formata la cultura, la conoscenza oltre i confini del mondo uno e del mondo due, il mondo tre, che a detta di Popper é il prodotto del pensiero dell'uomo, il linguaggio che va oltre ai segni, ciò che rimane come concetto in un linguaggio che é tradotto, ad esempio in una "verità", il ghiaccio ha una temperatura sotto gli zero gradi centigradi, almeno questo é l'accordo, in qualunque lingua io traduca questa affermazione la verità descritta non cambia, è il mondo delle misure e degli accordi musicali, economici, politici, dei credo religiosi condivisi. È il mondo del divenire, a partire dal prodotto degli altri due mondi.


Alla domanda di come si può conoscere se stessi Goethe risponde:
"Mai con la meditazione ma con l'azione. Cerca di fare il tuo dovere e saprai subito che cosa vali". Goethe J.W.


L'io o identità non ha una sede specifica nel cervello, l'identità è costituito in larga parte dal contesto sociale, un mondo di parole, dialoghi, discorsi, racconti che costituiscono il palcoscenico dell'umanità, e costituiscono la nostra identità narrativa, e definiscono, supportate dal corpo con le sue sensazioni, il nostro esistere nella nostra storia che è la nostra vita.

domenica, agosto 31, 2014

Confini sconfinati del sé. La consapevolezza. Marco Chisotti.

Confini sconfinati del sé. La consapevolezza. Marco Chisotti.

Oggi siamo molto portati a semplificare tutti processi cognitivi complessi uno fra tutti la consapevolezza.
La consapevolezza nasce a favore del complessificarsi del concetto di anima preso a sua volta dalle religioni dall'animus degli antichi romani. Il verbo nasce lontano sulla legge della forma di Spenser Brown, per poter avere una forma, un oggetto o un soggetto, dobbiamo fare una distinzione, e questo costituisce il primo atto di conoscenza, nel tempo le distinzioni memorizzate, mantenute vanno a sostenere la storia, il ricordo delle distinzioni fatte, e questa è il secondo atto della conoscenza.
Parlo spesso del senso comune, per me non è altro che quello che le persone, su base statistica, ricordano, quindi conoscono, delle distinzioni fatte, il senso comune condiviso porta con se tradizione ed utilizzo, quello che è importante e funziona viene mantenuto, il resto cambia inevitabilmente nel tempo.

W. James introdusse il concetto dinamico di flusso di coscienza per intendere il processo di consapevolezza : "Domandate alla prima persona che incontrerete, uomo o donna, psicologo o ignorante, e vi risponderà che si sente pensare, godere, soffrire, volere, nello stesso modo in cui si sente respirare. Essa percepisce direttamente la sua vita spirituale come una specie di corrente interna, attiva, leggera, fluida, delicata, quasi diafana e assolutamente opposta a qualunque cosa materiale" William James.


Nel senso comune la consapevolezza è il rendersi conto, accorgersi delle cose, delle esperienze, ma se analizziamo bene le strutture cerebrali e cognitive che entrano in gioco abbiamo almeno 5 differenti consapevolezza differenti.
La base della consapevolezza è intuitiva, a livello inconscio il lavoro del cervello rettile, l'amigdala, il bulbo, il cervelletto sensibile alla qualità dell'ambiente, dei movimento, della postura, la sopravvivenza.
Il livello profondo è legato alla consapevolezza emotiva, il cervello mammifero, il sistema limbico, l'ippocampo, sensibile alle relazioni, al prendersi cura, il voler bene e volersi bene, l'affettività.
Il livello elevato della consapevolezza è quello cognitivo, il cervello neocorticale, la neo corteccia, il talamo, sensibile alle associazioni, alla coerenza, alla causa effetto, la razionalità.
Esiste poi una sensibilità alla consapevolezza globale legata all'attività dell'emisfero destro, l'emisfero inconscio, intuitivo, creativo, sensibile all'estetica, il contorno, la forma.
La logica e la razionalità, assieme ai dettagli, alla coerenza sviluppano la consapevolezza dell'emisfero sinistro, quello dominante, sensibile al particolare, al calcolo, alle misurazioni.
Ma questo è un mondo complesso e quindi la consapevolezza è per semplicità ridotta dal senso comune, a ciò che senti parte di te come come nell'accezione di William James:
"Nell'accezione più ampia possibile il Sé di un uomo è la somma totale di tutto quanto egli può definire suo, non solamente il suo corpo e le sue facoltà psichiche, ma i suoi vestiti e la sua casa, sua moglie e i figli, i suoi antenati e i suoi amici, la sua reputazione e le attività lavorative, le proprietà terriere e i cavalli, lo yacht e il conto in banca (…) Se queste cose crescono e prosperano, egli si sentirà trionfante; se perdono d'importanza e svaniscono, si sentirà abbattuto, non necessariamente con lo stesso grado d'intensità per ogni singola cosa, ma sostanzialmente allo stesso modo per tutto"

"Soltanto le teorie più adatte sopravvivono, pur essendo anche queste in pericolo di vita in ogni momento" Karl Popper.


Credo che la relazione d'aiuto sia la più complessa realtà che si possa trovare, si cerca di capire per rendere l'intervento terapeutico efficace, ma non si può afferrare il significato dell'aiutare l'altro, è troppo complesso il motivo perchè qualcosa possa funzionare.
Nella relazione d'aiuto alle volte funziona far sentire l'aspetto paterno, la guida e la protezione, alle volte è quello materno che accudisce e tranquillizza, altre volte è l'elemento sorpresa o l'interruzione di schema che aiuta.
L'ipnosi è tutto questo è il modo che possediamo per permettere alle persone di esser consapevoli e cambiare, diventare viabili, adattarci al senso della vita.
La consapevolezza precede qualunque risultato ed anche la sua esportabilità e replicabilità, la consapevolezza è alimentata dall'immaginario, dal sogno, ma tutto quanto riguarda la vita prima di tutto passa dalla finzione, dal mettersi nei panni, emulare, proprio come fa il bambino quando apprende e conosce.
Credo che la strada migliore per aver consapevolezza del mondo e della vita dell'altro, per poterlo aiutare, sia entrare nel mondo dell'altro, sentirlo, eventualmente capirlo, il buon rapport iniziale è favorito dall'imitare l'altro, sfiancando a questo momento tutto ciò che rassicura e tranquillizza creando la giusta aspettativa, il pre talk lavora proprio sulle aspettative, genera nelle persone la giusta prospettiva all'accoglienza, all'accettazione, all'apprendimento.
A seguire ed a concludere la consapevolezza del buon terapeuta, Counsellor non rimane che la semina, con l'attenzione a confezionare personalmente l'intervento, il tailoring, sulle esigenze e le necessità della persona con cui si lavora, portandola al giusto livello di consapevolezza che gli permetterà di riequilibrarsi nella sua vita.

mercoledì, agosto 27, 2014

Verso il metodo ipnologico costruttivista. Marco Chisotti.

Verso il metodo ipnologico costruttivista. Marco Chisotti.

"L'uomo può realizzare delle cose stupefacenti se queste hanno un senso per lui." Carl Gustav Jung

Dal momento che per i costruttivisti ogni comunicazione, ogni apprendimento e comprensione è in ogni caso costruzione e interpretazione del soggetto che vive l'esperienza, qualunque siano le mie fonti, qualunque scuola abbia potuto frequentare e da qualunque maestro possa essere stato formato, io, solo io porto la responsabilità di ciò che si dice in questo mio scritto.

Il senso che diamo alle cose ed alla nostra vita è avvitato alla nostra identità che non è altro che il tentativo di mantenerci coerenti nella nostra unicità.
Credo che noi possediamo un idea di noi stessi stabile, ma la stabilità è solo la percezione che noi abbiamo di noi stessi, nei fatti credo che la nostra identità sia un continuo rimodellamento, su base culturale, della nostra unicità.

Heinz von Foerster si considerava più un sistemico che uno scienziato e infatti traccia una distinzione tra la teoria sistemica e la teoria della scienza in generale.
Il termine "scienza" viene dal latino "scientia" che contiene la radice indo-europea "skei": questa radice si riferisce ad attività come "separare", "distinguere", "prendere da parte".
Tra le parole derivate dalla radice "skei" troviamo termini come "scisma" o "schizofrenia e, come amava far notare Heinz, anche il termine "schifo" (in inglese shit), qualcosa da cui ci si vuol separare, la parola "scienza" deriva da questa radice perché si riferisce al tracciare distinzioni tra le cose.
La prima legge della forma di Spencer Brown dice che per avere conoscenza è necessario produrre una distinzione, "Fate una distinzione.", mentre la seconda legge della forma dice che per poter aver conoscenza si deve ricordare quali distinzioni si son fatte, "Ricordate quali distinzioni sono state fatte."

La visione di von Foerster di come dovrebbe essere la scienza è tale da imporre l'utilizzo di un altro termine, "sistemica" che si preoccupa di tracciare uguaglianze e di vedere le cose nel loro insieme.
Il concetto di sistemica permette di considerare la logica inclusiva "e e" a discredito della logica esclusiva "o o", includere è vedere il sistema di riferimento nel suo insieme, solo così si può avere una visione d'insieme ecologica, dove viene rispettata la logica del sistema.
Molte volte capita di seguire la storia di una persona e limitandoci a vedere il dettaglio si entra in una logica esclusiva, in quel momento si perde di vista il senso complesso della via, cercando forzatamente soluzioni parziali e riduttive che, oltre a non dar soluzione al problema, ingannano e complicano la ricerca di nuove soluzioni.

Ai concetti di "separare", "distinguere", "prendere da parte" Heinz von Foerster propose di sostituire i termini complementari di "mettere insieme", "unificare", "identificare".
Questi termini di "unificazione" hanno una comune radice greca, "hen", da cui "un", "sin", "sim", che ci riporta al significato di "uno". Da qui nasce la parola "sistema".

Nella visione costruttivista la Logica è cambiata un sistema è qualcosa che noi mettiamo insieme, noi costruiamo il sistema perchè lo vediamo e lo distinguiamo dal resto, Heinz von Foerster propone di utilizzare il termine "sistemico" come una struttura di pensiero complementare al pensiero scientifico che, attraverso il mettere insieme permette di condividere una realtà che altrimenti è solo supposta tale, rimanendo parziale e limitata.

L'«autos» sta ad indicare l'autonomia del sé. L'individuo computa le informazioni del suo ambiente per proteggersi dai pericoli e per trarne vantaggio ai fini della sua sopravvivenza, al fine di migliorare la propria viabilità. Ma la sua autonomia non può essere mai totale, l'aumento dell'indipendenza personale da un lato corrisponde a un aumento della dipendenza dall'altro. La soluzione non è scegliere o l'indipendenza o la dipendenza, bensì è una soluzione considerare e l'indipendenza e la dipendenza, dove in momenti differenti si è e l'una e l'altra cosa.

"Più l'essere diventa autonomo, più è complesso, e più questa complessità dipende dalle complessità eco-organizzatrici che la alimentano" Edgar Morin.

Così se gli animali sono dotati di locomozione, ne pagano il prezzo con una maggiore necessità di nutrirsi. Ma quale prezzo paga la complessità auto organizzatrice dell'uomo? Ambiguità, incoerenze e paradossi sono i limiti della complessità umana, perdiamo semplicemente la struttura "tripartita" o "triunica" del nostro cervello, la complessità è chiara nel momento che in noi sussistono tre differenti parti con funzioni e compiti differenti.
Il cervello "rettile", antica struttura presente in ogni animale dai rettili più antichi fino all'uomo, scopo principale la sopravvivenza dell'individuo. Il cervello "mammifero", struttura cerebrale posseduta da tutti i mammiferi, compreso l'uomo, scopo principale favorire il mantenimento e la crescita della specie. Il cervello "neuro corticale", la parte evoluta del cervello umano, scopo principale l'anticipazione e la predittività degli eventi attraverso il calcolo, la logica induttiva e deduttiva e l'intuizione cognitiva.

Secondo Feuerbach, filosofo tedesco vissuto dal 1804 al 1872, quando un soggetto entra in un rapporto essenziale e necessario con un oggetto, questo significa che questo oggetto è la vera e propria essenza del soggetto. Con Dio il sentimento umano è in un rapporto necessario: Dio dunque non è altro che l'essenza oggettivata dell'uomo.
La religione è l'oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni dell'uomo, la proiezione di essi in un ente, che viene considerato indipendente dall'uomo e nel quale tali aspirazioni si trovano pienamente realizzate.
Nella religione è l'uomo a fare Dio a propria immagine e somiglianza, non viceversa, ' Non è Dio che crea l'uomo, ma l'uomo che crea l'idea di Dio ' afferma Feuerbach: quando a Dio si attribuiscono la conoscenza o l'amore infinito, in realtà si intende esprimere l'infinità delle possibilità conoscitive e dell'amore propri dell'uomo.
In Dio e nei suoi attributi l'uomo può quindi scorgere oggettivati i suoi bisogni e i suoi desideri e, dunque, conoscerli. Feuerbach conclude dicendo: "La religione è la prima, indiretta, coscienza che l'uomo ha di sé ".
Considero molto interessante l'ordine di pensiero espresso da Feuerbach, la logica proiettivo identificativa dell'uomo è semplice e chiara, quanto strutturalmente alimentata dalla struttura stessa del nostro cervello, i neuroni specchio sono strutture semplici che alimentano l'apprendimento funzionale attraverso automatismi replicativi sulla base stessa dell'immedesimazione nell'altro. Immaginando l'animale guida l'individuo immagina se stesso portando dentro di se, in un processo immedesimativi ed identificativo, tutte le qualità utili percepite nell'animale stesso.

Con il suo libro: "La verità è l'invenzione di un bugiardo", von Foerster intende sottolineare i processi di cambiamento verso nuovi paradigmi della scienza. Infatti ciò che era "verità scientifica" un tempo si è dimostrata suscettibile di modificazioni ed anche di false costruzioni. Costruzioni, è proprio questo il concetto chiave, un nuovo modo di vedere la realtà e quindi anche la conoscenza: "Ho sempre considerato la scienza come un'attività, il creare scienza" Heinz von Foerster.
La scienza è una grande storia a cui crediamo. Una storia generosa nel cui ordine si intrecciano molti vantaggi, ma questi vantaggi portano con se anche i limiti della storia stessa che ci raccontiamo, cambiare logica è anche combinare questa storia.

Von Foerster mette in discussione che cosa è reale, il concetto di verità, come padre del Costruttivismo, Heinz, asserisce che la realtà non è nient'altro che la costruzione condivisa del significato degli input ricevuti dall'ambiente che i nostri sensi ci trasmettono.
I nostri sensi non raffigurano nessuna rappresentazione della realtà in quanto è nel sistema nervoso centrale che vengono calcolati gli stimoli percepiti come impulsi elettrici che, tramite il linguaggio, traduciamo in elementi di senso e quindi di significato. Il senso che diamo agli stimoli deve essere condiviso da altri da noi con i quali decidiamo cosa è vero e cosa è reale: "...un'ipotesi, che è giusta per A e per B, può essere accettabile soltanto se vale anche per A e B insieme" Heinz von Foerster.

La verità di von Foerster, quindi, è quella di non credere a chi asserisce di essere detentore di verità, e paradossalmente questa è la verità di Heinz von Foerster: "La verità è l'invenzione di un bugiardo". Ma questo significherebbe che anche von Foerster è, come Parmenide, un bugiardo, ma se è bugiardo dice la verità e se dice la verità non è un bugiardo, e se non è un bugiardo la sua affermazione è vera, ma se è vera è, quindi, un bugiardo e così via. Ecco qui un altra "verità" importante di von Foerster, che oltre ad essere un paradosso, è un pensiero che si applica a se stesso, detto anche autologico.
Noi siamo elaboratori di terz'ordine, questo vuol dire che siamo sensibili alle aspettative, queste infatti non si limitano a condizionare il mondo delle idee, le aspettative condizionano i sensi cambiando il sistema con cui raccogliamo gli elementi coi quali manteniamo la nostra identità in costante permanenza (mantenimento del sé) e coerenza interna, per questo siamo e rappresentiamo la complessità.

La complessità è un cambio di paradigmi come ci suggerisce Edgar Morin, sia dell'Ipnosi l'epistemologia della rappresentazione che quella della costruzione; dal punto di vista dell'evidenza oggettiva al punto di vista della pertinenza ...... irreversibilità come tipicità dei sistemi dinamicamente complessi; dalla cibernetica dei sistemi osservati alla cibernetica dei sistemi osservanti; da un punto di vista della causalità lineare a quella circolare; dalla complessità interna alla complessità esterna ..... la complessità non è nella natura ma nel codice, nel sistema intero, non nel semplice sistema osservato, ma nella congiunzione del sistema osservato e quello osservante, in cui sono riposte le scelte, gli scopi, i fini dell'osservatore, per mandare in trance è necessario andare in trance, quest'esperienza rende bene l'idea della reciprocità nel fine e nello scopo; si deve passare da un punto di vista del controllo e della previsione ad un punto di vista del gioco, dell'interazione, come ci suggerisce Gregory Bateson, dove sono i vincoli degli eventi e le strategie dei giocatori, i confini, la figura e lo sfondo assieme a definire la realtà, l'ipnotista e l'ipnotizzatore che si scambino di stato mentale, dove in questa realtà costruiscono nuovi scenari, nuovi confini, li avvengono gli scambi, li avviene conoscenza.
Credo che semplicemente la vita si combini dietro le quinte, noi possiamo assistere solo alla commedia dal lato spettatori, tutto ciò che avviene al di la dello scenario di cui abbiamo consapevolezza noi non possiamo conoscerlo, li è l'inconscio a scegliere e decidere, lasciandoci godere dello spettacolo.

Tutta la terapia non è altro che un tentativo di produrre un cambiamento perturbando un sistema, credo nella saggezza di chi suggerisce la semplicità, qui di seguito il primo degli imperativi di von Foerster, un uomo che ha saputo come scienziato domare la complessità con una visione semplice delle cose, il suo imperativo etico dice:
"Agisci in modo da aumentare le possibilità di scelta"

"La mia opinione è: la morale è esplicita, l'etica dovrebbe rimanere implicita, dovrebbe essere in un certo senso intessuta nelle azioni del singolo." Heinz von Foerster.

La posizione etica considera la consapevolezza che la realtà è inventata e che tale invenzione avviene nella relazione, nel contesto, dentro una comune unità di persone. La nostra responsabilità, conseguente all'aver messo in luce una realtà, significa che la nostra considerazione, e di conseguenza le nostre azioni, non rimangono in uno spazio vuoto ma son circondate di conseguenze logiche, noi ci impegniamo a fornire ragioni a favore di ciò che diciamo e facciamo, anzi siamo obbligati a mantenere tutto in un unica coerenza esplicativa e giustificativa di ogni fatto della nostra vita, solo così manteniamo la nostra identità.

Il secondo imperativo, l'imperativo estetico, suggerito da von Foerster:
"Se vuoi vedere, impara ad agire".

Questo imperativo estetico, oltre che richiamare alla responsabilità delle proprie scelte, mette in evidenza il fatto di dover agire se si vuole costruire possibilità, i sensi, l'estetica serve per orientarsi nel costruire la realtà, ma i sensi responsabili della costruzione della nostra realtà sono inaffidabili dal momento che son sensibili alle aspettative, alle profezie.
Credo possa servire tornare a considerare la scienza del controllo, la cibernetica, come base per comprendere la consapevolezza.

"La cibernetica è la scienza della regolazione e della trasmissione di notizie negli esseri viventi e nelle macchine".
Norbert Wiener.

"Cibernetica come scienza dell'informazione".
Stafford Beer.

"Cibernetica come gnosologia che si interessa della generazione del sapere attraverso la comunicazione".
Warren McCulloch.

La cibernetica di prim'ordine, separa il soggetto dall'oggetto, vi è una realtà là fuori ed è caratterizzata da processi lineari, tutto è attribuito o attribuibile ad una logica di causa ed effetto.
Ma Wittgenstein ci ricorda che la logica causa effetto è una grande superstizione, c'è dunque bisogno di una cibernetica, e dunque una conoscenza, di second'ordine, quella creata da von Foerster, è una conoscenza circolare, in questa conoscenza ci conosciamo ed entriamo a far parte di quel mondo che si osserva. Si passa, quindi, da una cibernetica dei sistemi osservati ad una cibernetica dei sistemi osservanti ci dimostra von Foerster.
Da una cibernetica dove i sistemi tendono all'omeostasi, a mantenere il proprio profilo, ad una cibernetica dove i sistemi sono in continuo cambiamento, in divenire. Si passa da una logica dove l'interazione con il proprio ambiente è unidirezionale a quella dove l'interazione con l'ambiente e reciproca e riflessiva. Si passa da una logica dove l'organizzazione del soggetto che ascolta rimane separata dall'organizzazione dall'ascoltatore, ad una logica dove si parla di organizzazione dell'organizzazione, un'auto-organizzazione del sistema che si viene a creare tra cliente e Ipnotista, Counsellor.
Solo a livello di secondo ordine si forma la possibilità dell'auto-riflessione, un luogo oltre i confini del semplice, e dell'ovvio. Fondamentale che l'osservatore/ascoltatore diventi responsabile della propria osservazione/ascolto.
La cibernetica di secondo ordine è quella delle macchine non banali, quella dei sistemi viventi, del linguaggio, dei paradossi, della logica circolare, mentre la cibernetica di primo ordine è quella delle macchine banali, dei sistemi non viventi, della logica matematica, della logica lineare.

La diversità tra "macchine banali" e "macchine non banali" la si può riassumere in questo schema:

Macchine Banali
Determinate sinteticamente (logica, matematica, complicazione)
Indipendenti dalla storia (il tempo gli è indifferente)
Determinabili analiticamente (obbediscono alla logica)
Prevedibili (subiscono la causa e l'effetto)

Macchine non Banali
Indeterminate sinteticamente ( sono sistemi complessi)
Dipendenti dalla storia (cambiano, crescono, evolvono)
Indeterminabili analiticamente (la logica non le racchiude)
Imprevedibili (inaspettate, incomprensibili, incognite, impossibili)

"Nel momento in cui si dice "è", si ferma tutto, si diventa onnipotenti, perché "è" è la verità. In questa epoca moderna, si sa qual è la verità, la verità sta nell'essere". von Foerster.

Essendo l'uomo una macchina non banale, è sempre in questione, quindi sempre in divenire. In continuo cambiamento così come lo è l'ambiente che lo circonda, con il quale interagisce. E quando un sistema smette di evolvere, si blocca, fino al punto che il sistema muore. Quando si lavora con il sistema famiglia lo si riconosce il problema, i sistemi umani stanno male quando sono bloccati, un sistema bloccato muore.
La mancanza di libertà, la non possibilità di scelte, e la mancanza d'azione, impasse, generano la fine, la morte della vita.
Il presupposto del costruttivismo è che tutto ciò che percepiamo non è altro che grandi quantità di impulsi elettrici i quali vengono computati nel cervello umano, "il mondo non racchiude nessuna informazione .... Il sistema nervoso trasforma i segnali neuronali in altri segnali neuronali ..... Computare significa considerare le cose insieme" von Foerster, fu così che si decise di chiamare queste macchine artificiali "computer", macchine che mettono insieme gli impulsi che arrivano all'interno dei loro circuiti.

"La percezione non è niente che noi dovremmo prendere come garanzia. E' basata sull'interazione tra la distinzione e la connessione che dobbiamo sistemare tutte le volte. L'intero processo è altamente influenzato dalle aspettative." von Foerster.

"Tuttavia la conoscenza come esperienza è qualcosa di personale e di privato che non può essere trasferito, e ciò che si crede sia trasferibile, cioè la conoscenza oggettiva, deve sempre essere creata dall'ascoltatore: l'ascoltatore capisce, e la conoscenza oggettiva sembra trasferita solo se egli è preparato a capire. Così la cognizione come funzione biologica è tale che la risposta alla domanda 'Che cos'è la cognizione?' deve sorgere dal capire la conoscenza ed il conoscitore attraverso la capacità di conoscere di quest'ultimo." Humberto Maturana, in Biologia della conoscenza.

Purtroppo i concetti autoreferenziali sono complessi, non possono essere ridotti, credo si debba accettare la complessità ed il limite della conoscenza e del linguaggio, il limite è che non possiamo prescindere da ciò che siamo e che crediamo di essere per dire chi siamo e come viviamo, così succede che viviamo delle storie che ci raccontiamo e di cui ci fidiamo, così moriamo delle storie che ci raccontiamo ed in cui crediamo.
Per questo amo ascoltare le storie delle persone, la loro vita, i loro bisogni, i loro desideri, nei quali mi ci ritrovo spesso, mi piace pensare che la realtà equivale alla condivisione, si pensa nell'idea di realtà e si vive nel senso comune proprio così.....