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giovedì, giugno 22, 2017

Cosa aspettarci in futuro dalla relazione d'aiuto e dalla nostra identità. Marco Chisotti.

Cosa aspettarci in futuro dalla relazione d'aiuto e dalla nostra identità. Marco Chisotti.

L'intelligenza ha un principio di funzionamento preciso, serve per il movimento, e la sua capacità predittiva favorisce il movimento stesso. Ora mettendo insieme e bisogno di muoverci con la facilità nel farlo se siamo in grado di prevedere gli eventi, abbiamo A tutti gli effetti l'intelligenza nella sua funzione principale. Sebbene l'intelligenza vista sotto questa forma possa sembrare un po' limitata, questa esigenza è ciò da cui è nata, muoversi da la possibilità di adattarsi meglio all'ambiente, prevedere permette di evitare pericoli, problemi e altro.

Sono sempre stato affascinato dal significato dell'intelligenza, riconosco che si è sempre attratti dalle proprie debolezze, ed a me è successo di sentirmi debole sul fronte dell'intelligenza, fino a che non ho compreso che l'intelligenza non è rilevabile fintanto che non la si eserciti, ed il suo modo di esercitarsi non è prevedibile a breve termine, ma non è questo il tema che voglio trattare ora, desidero piuttosto dare un occhiata Al futuro, nel campo delle relazioni d'aiuto, e dell'identità delle persone. Parliamo delle cose di cui mi interesso ormai da quarant'anni tanti sono gli anni passati a farmi domande su come poter aiutare le persone, e su cosa rappresenta l'identità di una persona.

Vi porto brevemente a conoscere il mio passato formativo e l'interesse che da lì si è sviluppato, mi sono avvicinato allo studio della persona nella figura del medico, ho passato tre anni alla facoltà di medicina e poi ho lasciato la facoltà perché non riuscivo a stare dietro alle esigenze mnemoniche che affliggevano tale facoltà. Come amo dire ho una RAM ristretta e per memorizzare le cose nuove devo lasciare quelle vecchie. Così dal momento che il mio interesse sempre stato nell'ambito della psichiatria, a quel punto ho continuato con la facoltà di psicologia, a quel tempo psicologia non aveva una sede a Torino come facoltà, sono dovuto quindi andare a studiare a Padova, ho così scoperto che il problema più grosso era il viaggio per raggiungere la facoltà, e non la preparazione, gli esami … il percorso universitario l'ho sviluppato completamente come autodidatta, ed ho affinato le mie competenze approfondendo, attraverso dei corsi privati, gli studi di PNL, terapia della famiglia e psicologia dello sport. Sono riuscito a completare i miei studi come psicologo e psicoterapeuta consultandomi in amicizia e competenza con Ennio Martignago, il mio primo riferimento, come collega e cultore dell'ipnosi, e sugli studi dell'identità e della terapia.

Dopo un percorso lavorativo di dieci anni, sviluppato con un collega Fabio Rondot, nell'ambito della formazione formatori dei centri di formazione professionali, ed un lavoro parallelo mirato a formare personale, educatori e psicologi, che lavoravano in strutture protette del comune di Torino ed in cooperative socio assistenziali, assieme al collega Giuseppe Vercelli nel 1998 ho messo in piedi una scuola di formazione in Ipnosi, unendo insieme competenze dell'Ipnosi con studi sul costruttivismo, che tuttora è conosciuta come SIC AERF Scuola di Ipnosi Costruttivista e Counselling in Ipnosi.

Fin dai miei primi lavori come psicoterapeuta mi sono interessato degli aspetti fisico corporei della persona, in particolare con mio fratello Luca Chisotti, fisioterapeuta, mi sono confrontato per mettere a punto un lavoro di terapia che abbracciasse non solo gli aspetti cognitivi, ma quelli fisici che ci legano alla vita.

Ora vengo al punto, l'introduzione mi è servita per creare un contesto dove i contenuti che vado ad esporre potranno trovare un significato più completo.

Negli ultimi tre anni mi sono concentrato solo più su Ipnosi e terapia utilizzando il lavoro sugli stati mentali, sviluppando un Metodo, assieme alla terapeuta Rosetta Minniti Lombardo, che abbiamo chiamato Psicobioemotivo.

Introducendo il concetto di coscienza tripartita, come viene definita da Antonio Damasio, abbiamo molti punti di emergenza della nostra identità a seconda se entra in gioco un piano cognitivo, un piano fisico, o un piano emotivo. La struttura del nostro cervello si impone a questa tripartizione, dalla neocorteccia, al sistema limbico, del cervello mammifero, al cervello rettiliano, la nostra identità si articola in tre spezia differenti.

Da qui Ia mia prima previsione, la figura del terapeuta del futuro, aldilà delle specifiche competenze mediche e psicopatologiche, sarà una figura che porterà lavori specifici in tutti e tre questi ambiti, cognitivo, fisico ed emotivo. Una figura professionale formata in ambito psicoterapeutico, fisioterapeutico, in grado di gestire e sviluppare le risorse emotive di una persona. Tutte le figure specialistiche saranno adunata in un'unica figura di terapeuta «esistenziale», che sarà in grado di prendere in considerazione tutti gli ambiti di aiuto alla persona. La conoscenza dei risultati che si possono ottenere oggi, lavorando sulla persona, abbracciano aspetti diversi che un giorno saranno, al contrario, considerati un tutt'uno. Non è possibile, in una relazione d'aiuto, prescindere dagli aspetti Psico Bío Emotivi della sua identità. Tale figura avrà le competenze in tutti e tre i settori, avrà maturato quell'abilità a poter riconoscere, percepire e sentire, ed utilizzare le esperienze emotive, sarà in grado di lavorare sull'intelligenza, le aspettative e profezie, nonché sulle trappole, le psicotrappole, che la nostra intelligenza stessa tende a crearsi. Al contempo sarà in grado di lavorare sulle memorie biologiche, ciò che la nostra memoria esperienziale è in grado di tenere, il movimento come sistema di adattamento e vita, e tutte le parti e gli organi che compongono il corpo ed i sui tra sistemi di controllo e gestione, quello elettrico, il sistema nervoso, quello chimico, il sistema endocrino, sistema ormonale e digestivo, e quello meccanico, cuore e respiro.

La mia seconda previsione tiene in considerazione l'evoluzione della nostra identità, considero che l'evoluzione umana ha introdotto il concetto di individuo in modo funzionale rispetto all'adattamento alla vita, da un individuo che si riconosceva unicamente nel proprio gruppo di appartenenza, si è passati ad un individuo che riconosce se stesso in un'unica identità. Credo che l'evoluzione della nostra identità, proprio grazie al fatto che sono almeno tre le coscienze che ci appartengono, cambierà ulteriormente. Credo che l'identità sia l'emergenza da un sistema complesso ad un'unità cosciente, questa emergenza evolve, avremo modo di sviluppare più identità, al servizio di un'unica personalità, gerarchicamente organizzata, come un sistema complesso in grado di gestire situazioni reali sempre diverse, svilupperemo oltre modo l'abilità a stare in stati mentali differenti, per tempi prolungati, ne riconosceremo la necessità, e diventerà per noi semplice passare da un'identità all'altra, per continuità cognitiva, per continuità fisica ed emotiva. Tutti i limiti entro i quali noi oggi portiamo la struttura culturale, entro la quale siamo cresciuti, saranno ridotti o eliminati, il concetto stesso di libertà, nel rispetto degli altri, sarà sempre più diffuso, l'idea di Dio, che preghiamo, scenderà definitivamente, dentro il nostro Io, in un dialogo interno continuo, costruttivo e funzionale, nella gestione degli stati mentali che viviamo.

Saranno molte le conseguenze nell'appurare, e considerare di conseguenza, tutto ciò che le neuroscienze ci stanno insegnando di come siamo fatti e di come possiamo utilizzare le nostre risorse Psicobioemotive. si insegnerà sempre più a utilizzare le risorse mentali fisiche ed emotive, che abbiamo a disposizione, sarà un modo ecologico di riconoscere come siamo fatti e dove, di conseguenza, stiamo andando.

mercoledì, giugno 21, 2017

Contenuto e contesto una relazione complicata. Marco Chisotti.

Contenuto e contesto una relazione complicata. Marco Chisotti.
«Qualunque sia il fenomeno studiato, occorre innanzitiutto che l'osservatore studi se stesso, poiché l'osservatore o turba il fenomeno osservato, o vi si proietta in qualche misura». Edgar Morin.
In verità non riesco a scegliere mi piacciono tutti e quattro i risvolti dell'epistemologia, certamente son alla ricerca continua di mondi e realtà sempre diversi che mi mettano in contatto con la mia «umanità».
Il senso che diamo al nostro vivere, lo raccontiamo da un lato attraverso una forma, la consapevolezza e la descrizione di mondi possibili che elaboriamo lungo le nostre esperienze. Il senso della nostra vita ha più forme, e sviluppa così differenti idee e conoscenze, il Metodo è essenziale per definire la costruzione di tali forme alla base di ogni descrizione, dal momento che memoria e linguaggio son costruzioni della nostra realtà. L'altra faccia del senso della nostra vita è legata all'amore, all'amicizia, alla bellezza, alla gioia e ai sentimenti, come ci ricorderà Morin, che sono per me il processo della vita.
Voglio riportarvi i quattordici comandamenti che Edgar Morin ha lasciato come pietre miliari della sua vita:
«Il contrario di una verità profonda è un'altra verità profonda (lo ricavo da Pascal e da Niels Bohr)». Edgar Morin.
Ogni verità è una invenzione dicono i costruttivisti, ogni invenzione parte da un esperienza, tutte le esperienze nella vita si trasformano in verità profonde nel tempo. Le storie son alla base della vita per quanto trasmettono verità di verità di verità. Così gli opposti son altre verità profonde in un gioco infinito di possibili considerazioni.
«Il migliore di mondi è anche il peggiore (Dio e Satana sono la stessa cosa)». Edgar Morin.
Ogni mondo, come ogni storia è un continuum, ogni esperienza è un continuo confronto per differenze, la percezione è riconoscere ed utilizzare ogni esperienza che si presenta a noi è confronto e scopo, così il bene lo individuiamo riconoscendo il male, ogni mondo porta in se il tutto ed il contrario del tutto, vivere è scegliere e decidere, cosa tenere e cosa lasciare.
«Tutto ciò che non si rigenera degenera (inoltre, cioè, non bisogna dare niente per acquisito stabilmente)». Edgar Morin.
Tutto è transitorio, sembra che le cose non cambino, ed in questo c'è del vero, siamo noi a cambiare la nostra coscienza continuamente, noi tutti, credo, viviamo nel film che il nostro inconscio, la nostra complessità interiore, costruisce per noi, regalandoci un mondo stabile e compiuto, come un mondo sul palco, in scena, nascondendo tutto ciò che ritiene inutile o dannoso, dietro le quinte.
«Ridere, amare, piangere, comprendere». Edgar Morin.
Per me la vita è una cosa semplice … si nasce, si cresce, si vive, e si muore … della nascita so solo che non ne abbiamo potuto nulla, ne gli altri hai potuto nulla della nostra presenza spazio temporale in cui abbiamo potuto cominciare il nostro cammino … crescere è dovuto, più che voluto dal nostro mondo interno, in tutta la sua complessità crescere è inevitabile, penso per tutta la vita … e la vita è felicità, tristezza, gioia, dolore, amore, pensiero, azione, capire, sentire, percepire, giocare, pensare, credere, sperare, il vivere è creare magia, scienza e conoscenza, vivere è anche dimenticare, fingere, partecipare, per morire c'è tempo si spera, altrimenti la morte la penso proprio come Edgar Morin: «È il nulla. Per me, non ci sono speranze di sopravvivenza o di resurrezione. È irrimediabile».
Condivido all'unisono il suo pensiero. "Per lei, la morte è la fine di tutto?È il nulla. Per me, non ci sono speranze di sopravvivenza o di resurrezione. È irrimediabile."
«Aspettarsi l'inaspettato». Edgar Morin.
Aspettarsi che la vita porti novità e sorprese tra cambiamento continuo, ed abitudini apprese, immersi in memoria e linguaggio a delineare la nostra coscienza autobiografica, un self che chiamiamo storia.
«Lottare su due fronti». Edgar Morin.
Metterei corpo e mente cervello, campo fisico e campo cognitivo, e metterei lo spirito l'evoluzione delle emozioni, la vita nasce dal corpo e va verso la coscienza, abbiamo un identità complessa frutto dell'emergenza in noi di una parte sulle altre, la genesi dei nostri stati mentali immersi in una continuità cognitiva in cui la nostra identità si afferma con la sua coerenza, tra logica, credenze e convinzioni.
«Resistere alla crudeltà del mondo e alla barbarie umana». Edgar Morin.
Più che mai oggi ritorna vero ciò che fu il mondo della guerra per chi l'attraversò, resistere per non cadere nella barbarie, nella crudeltà, la vita deve vincere resistendo a ciò che potrebbe lasciarci nella desolazione e nella morte. Lo scopo è vivere le nostre esperienze in pieno rispetto dell'esperienza di vita degli altri, ed in pieno rispetto dell'ecologia del mondo stesso in cui viviamo.
«Non sacrificare l'essenziale a ciò che è urgente, ma capire che l'essenziale è urgente». Edgar Morin.
La vita è essenziale, in tutte le sue forme, nulla dovrebbe allontanarci da tale principio, quanto meno il tempo, ogni urgenza è secondaria all'essenziale, così è fondamentale prendersi cura della propria vita e della vita degli altri.
«Votarsi a ciò che suscita passione e compassione». Edgar Morin.
Si dovrebbe ripensare la vita intera, partendo dal lavoro, per come è concepito ed organizzato troppo spesso esclude la passione, la personale realizzazione, a seguire la relazione con gli altri, la vita va vissuta con gli altri, ne sopra ne sotto agli altri, assieme con passione.
«Ridurre la quantità di ragione nella passione e mantenere sempre costante il livello di passione nella ragione». Edgar Morin.
La vita è scelta e decisa dalle nostre emozioni, la ragione deve servirci per non disperderci, per mantenere attraverso la logica un ordine collettivo nel semplice e continuo rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni, le emozioni devono tornare ogni volta per guidarci nella nostra storia, nella consapevolezza di quella libertà nella passione.
«Mantenere la rivolta nell'adesione, mantenere l'adesione nella rivolta» (il Muss es sein, es Muss sein di Beethoven)». Edgar Morin.
«Amare ciò che è fragile e perituro ("Amare ciò che non verrà due volte", come dice Alfred Vigny)». Edgar Morin.
Amare la vita è tutto, la vita è fragile e destinata a finire, così ogni cosa e persona che sia perte del mondo, tutte le vite non tornano due volte, amare dunque l'irripetibile senso del nostro vivere.
«Pensare ad aumentare la vita dei nostri giorni piuttosto che i giorni della nostra vita", come sosteneva Rita Levi-Montalcini». Edgar Morin.
Vivere all'altezza dei nostri sogni, forse esser consapevoli che la vita si presenta come un miracolo nella sua complessità, che la felicità è un attimo nel infinito trascorrere del tempo, che nulla torna, meno che mai il tempo.
«Rinascere e rinascere fino alla morte». Edgar Morin.
Penso che la vita sia una continua crescita proprio perché trascorre in cicli, che si aprono e si chiudono, che ci impegnano a rinascere e rinascere più volte, tutto cambia e si trasforma, così il nostro corpo, così la nostra mente cognitiva, le emozioni son il prodotto di continue rinascite, le nostre emozioni son le nostre memorie, il nostro esserci, così si rinasce continuamente mantenendo la propria memoria, è così la propria storia.
«Il carattere complesso dell'attività pensante [… ] associa incessamente in sé, in modo complementare, processi virtualmente antagonistici che tenderebbero ad escludersi l'uno con l'altro. Così il pensiero deve stabilire frontiere e traversarle, aprire concetti e chiuderli, andare dal tutto alle parti e dalle parti al tutto, dubitare e credere, esso deve rifiutare e combattere la contraddizione ma, nello stesso tempo, deve farsene carico e nutrimento». Edgar Morin.
Sicuramente è una porta sulla complessità la sua vita ed il suo pensiero. Mi lascia incredulo il suo lavoro sul metodo, via, cammino, così fedele al proprio pensiero. Non esiste una via, la via viene camminando, così è la vita, un continuo ricercare, conoscere, riconoscere, così in una complessità da contemplare e rispettare.
«Il "senso" della nostra vita è quello che scegliamo fra tutti i sensi possibili e che elaboriamo lungo il nostro cammino. Il senso della mia vita ha due facce. La prima è la curiosità. Ho fatto in modo che la mia curiosità restasse, e lo è tuttora, all'erta; l'unico inconveniente è stato la dispersione, ma la curiosità mi ha permesso di acquisire idee e conoscenze adatte alle mie fasi di ridefinizione. L'altra faccia del senso della mia vita è legata all'amore, all'amicizia, alla bellezza, alla gioia e ai sentimenti». Edgar Morin.


venerdì, giugno 09, 2017

C'è coscienza e coscienza: come pensi di esser cosciente? Marco Chisotti

C'è coscienza e coscienza: come pensi di esser cosciente?

Marco Chisotti
La cosa divertente che mi è capitato di percepire alla domanda: "cosa sai della tua coscienza?" è che tutti hanno un parere sulla propria coscienza, questo comporta che ogni teoria della coscienza deve fare i conti con fiumi e fiumi di esperienze diverse senza mai poter arrivare a un dunque. La stessa sensazione l'avevo quando studente di psicologia notavo che pur studiando tanto non arrivavo mai il potere di dire la mia sulla psiche senza impattare sul parere di decine e decine di pareri di altre persone che, egualmente informare sulla psicologia, dicevano la loro, preso in contropiede da pareri e alle volte anche più interessanti del mio parere didattico finivo col dire che troppo spesso si parla di psicologia da supermercato, così credo che oggi più che mai la coscienza non è altro che la somma di tante e tante esperienze diverse alle quali diamo un senso compiuto.
Sembra facile parlare ci coscienza, in verità la coscienza è un complesso di fattori di cui noi non abbiamo consapevolezza diretta, quello che arriva a noi come consapevolezza è una continuità cognitiva che ci è offerta dal nostro inconscio come prodotto finale di uno stato mentale prodotto da tre sistemi differenti che interagiscono tra loro, quello psichico, quello biologico è quello emotivo.
Il Metodo psicobioemotivo che stiamo sviluppando ultimamente con la SIC Scuola di Ipnosi Costruttivista si apre spesso a domande sulla consapevolezza, l'importanza della consapevolezza, l'utilità della consapevolezza, manca a proposito un modello di riferimento completo sulla coscienza ed il suo funzionamento, ci è stato così semplice appoggiarci a un modello neurofisiologico che Antonio Damasio ha sviluppato in questi ultimi anni col suo lavoro di neuroscienziato. Il suo modello ci sembra al momento quello più affine al nostro metodo, con tre livelli diversi di coscienza che qui vado a sintetizzare.
I TRE LIVELLI DELLA COSCIENZA
 La teoria di Antonio Damasio si articola in livelli successivi di evoluzione della coscienza
Le "fasi di sviluppo del senso di sé"(1999) di Daniel Stern si rispecchiano perfettamente nella descrizione neuropsicologica di Damasio: il "proto-sé" (mappe neurali di primo ordine), la coscienza di base (mappe neurali di secondo ordine) e la coscienza estesa (che coinvolge mappe neurali di terzo ordine).
Dove il "sé emergente" che Stern descrive è concettualizzato da Damasio come "proto-sé" mentre il "nucleo del sé" di Stern è definito come la "coscienza di base". 


IL PROTOSELF
• Nella Teoria della coscienza di Antonio Damasio, il protoself o proto-sé descrive un livello base di conoscenza biologicamente disponibile per il sistema nervoso degli animali.
• Il protoself è una collezione coerente di configurazioni neurali che mappano, momento per momento, lo stato del corpo, dell'organismo fisico. Non è cosciente e riguardano solamente l'omeostasi.
• Damásio teorizzato che il protoself degli esseri umani è associato nel cervello umano ai nuclei del tronco cerebrale, l'ipotalamo, corteccia insulare, area corticale S2, e la corteccia parietale mediale.
• E 'costruito nel tronco cerebrale e che genera sentimenti che significano la nostra esistenza.
• Il protoself è il fondamento necessario del sé globale e, in sua assenza non si può essere coscienti.
IL CORE SELF: IL SE' CENTRALE
• Il "Core Self", il nucleo del Sé, è indispensabile per la coscienza.
• E' costruito da un dialogo tra il tronco cerebrale e alcune parti della corteccia cerebrale
• (Il talamo è il maggiore crocevia delle informazioni sensoriali, corporee, emozionali e cognitive.)
LA COSCIENZA ESTESA E IL SE' AUTOBIOGRAFICO 
  • Il sé autobiografico, crea l'immagine più o meno coerente della nostra storia, una narrazione con un passato vissuto e un futuro previsto.
  • L'identità emerge dal sé autobiografico, che crea l'immagine più o meno coerente della nostra storia, una narrazione con un passato vissuto e un futuro previsto. La narrazione è abbattuti da eventi reali, da eventi immaginari, e dalle interpretazioni del passato e re-interpretazioni di eventi.
  • Il sé autobiografico contiene moltitudini-altre persone, altri luoghi. Che il cervello, sulla base di una partnership tra le varie parti della corteccia cerebrale e del tronco cerebrale, riesce a mettere insieme. 



Mi viene da pensare se potrebbe aver un senso ragionare come su scelte e decisioni il nostro complesso sistema triarticolato Psicobioemotivo possa entrare in gioco, magari attraverso priorità differenti dove ognuno dei tre sistemi, in momenti diversi, mette a "capo" il sistema psico quello bio o quello emotivo, o meglio ancora possa mettere a capo di volta in volta due sistemi sul terzo, sistema psicoemotivo su quello biologico, sistema bioemotivo su quello psichico, sistema psicobio su quello emotivo.
Quello che vedi è che questa complessità noi non la percepiamo, abbiamo come ho detto un consenso che copre ogni dubbio da parte del nostro livello di consapevolezza, la coscienza di cui siamo coscienti È il prodotto ultimo del lavoro del nostro inconscio. La continuità cognitiva è legata alla nostra esperienza, fisica ed emotiva, ed alla nostra conoscenza cognitiva, per il nostro inconscio il lavoro è quello di mettere insieme i tre cervelli e le loro rispettive coscienze, fino a darci un prodotto completo, uno stato mentale Psicobioemotivo, questo è il livello finale di consapevolezza che ognuno di noi è raggiungere.
Sarebbe ingenuo pensare alla struttura che connette l'ambiente a noi come un prodotto semplice, il processo è molto più complesso, in ogni momento tre differenti esperienze si affacciano alla coscienza, un esperienza biologica, un'esperienza cognitiva ed un esperienza emotiva, il risultato finale è come noi portiamo a emergere la nostra consapevolezza. Per spiegare questo fenomeno uso la teoria dell'emergenza studiata da Francisco Varela in Scienza e tecnologia della conoscenza, dove è possibile considerare che la realtà emerge da un processo articolato di esperienze Psicobioemotive.
Al momento preferisco considerare questo lavoro come un lavoro pionieristico, dove le nostre esperienze non possono essere catalogate entro questo spettro minimo di possibilità, però considero altro modo fondamentale il poter assegnare tipologie diverse alla nostra esperienza per poter operare meglio in un cambiamento, senza andare interferire con altre parti di noi nel campo delle relazioni d'aiuto, È bello vedere tanti risultati che se riescono a ottenere quando si va ad intervenire in armonia con la persona distinguendo questi tre settori, al contrario noto grande confusione quando si cerca di mettere tutto insieme.
La nuova ipnosi è per noi l'ipnosi costruttivista che permette di dare risultati proprio perché divide questi tre ambiti, utilizzando esperienze diverse per andare ad ascoltare ed a intervenire su mondi differenti, che portano esperienze diverse che vanno trattate in modo differente, tre coscienze che parlano tre linguaggi diversi.
Non ci resta che domandarsi quale sistema di coscienza tendiamo ad usare ed in quali circostanze, possiamo vedere come il contesto alle volte superi il contenuto, il contesto è complesso e articolato a tre livelli, il contenuto, la nostra coscienza, è per continuità cognitiva seguente questa complessità tripartita.
In modo semplice possiamo pensare alla nostra consapevolezza come al prodotto dissociativo dei due emisferi, destro e sinistro, del nostro cervello, che si parlano l'uno con l'altro, ed allo stesso tempo alla coscienza come al prodotto complessa di nostri tre cervelli quello rettile, quello mammifero, e la neocorteccia.
Il mio lavoro assieme a Rosetta Minniti momento penso che possa fino a qui come sperimentazione abbiamo notato quanto sia utile muoversi con una mappa semplice, il Metodo Psicobioemotivo, anche se sottende una grande complessità, il vantaggio è che si può andare a riequilibrare settori diversi delle nostre esperienze di vita ottenendo, soluzioni molto più efficaci di quando si opera alla cieca in ambiti differenti, restituendo alle persone la loro unità.
Siamo oltremodo convinti che molti problemi nascono proprio dalla confusione e dalla separazione di questi tre mondi, psichico, biologico ed emotivo, con l'ipnosi costruttivista si può andare a separare questi mondi e operare in modo efficace mantenendo integra l'unità della persona.